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“Garantita la valorizzazione dei percorsi di studio già compiuti e la continuità dei servizi educativi”.
“Garantita la valorizzazione dei percorsi di studio già compiuti e la continuità dei servizi educativi”.
Una mobilitazione tempestiva dell’Amministrazione comunale presso il ministero, con Unimore, Anci, Regione e organizzazioni sindacali, che ha permesso di risolvere, positivamente, una situazione di incertezza per centinaia di educatori ed educatrici laureati in Scienze dell’educazione, garantendo così la ripartenza e quindi la continuità dei servizi educativi.
Lo ha spiegato in Consiglio comunale l’assessora ai Rapporti con l’Università Federica Venturelli, rispondendo, nella seduta di lunedì 22 settembre, alle interrogazioni di Grazia Baracchi (Spazio democratico) e Anna De Lillo (Pd) incentrate sulla vicenda, dello scorso luglio, riguardante centinaia di educatrici ed educatori di Unimore (immatricolati negli anni 2017-2018 e 2018-2019) il cui titolo rischiava di non essere più riconosciuto come valido per lavorare nei servizi per la prima infanzia. In particolare, le istanze chiedevano se l’Amministrazione comunale fosse a conoscenza di tale situazione riguardante Unimore e quali fossero le azioni da intraprendere per tutelare sia i diritti dei laureati coinvolti sia l’organizzazione e l’avvio dei servizi educativi dell’infanzia.
Venturelli ha sottolineato come la soluzione positiva della vicenda, determinata da un emendamento a livello nazionale, sia stata frutto anche della tempestiva mobilitazione dell’Amministrazione comunale di Modena che, attraverso un’azione coordinata con Unimore, Anci, Regione Emilia-Romagna e organizzazioni sindacali, si è attivata presso il ministero dell’Università e della Ricerca contribuendo a sbloccare la situazione e garantire la continuità dei servizi educativi.
“Abbiamo infatti chiesto subito al ministero – ha precisato l’assessora – che venissero valorizzati i percorsi di studio già compiuti e che non venisse dispersa l’esperienza di educatori formati e già operativi nei servizi, in quanto era in gioco sia il diritto al lavoro di centinaia di persone sia il buon funzionamento dei nidi e delle scuole d’infanzia”. Senza una soluzione, infatti, gli educatori coinvolti avrebbero dovuto integrare il loro percorso con ulteriori studi, con un aggravio economico e organizzativo significativo. Oltre al disagio per i diretti interessati, si sarebbe inoltre generato anche un grave problema di funzionamento dei servizi educativi comunali e convenzionati, vista la difficoltà a reperire nuovo personale con i requisiti richiesti.
L’azione istituzionale ha così contribuito all’introduzione, all’interno del cosiddetto “Decreto Università”, di una norma transitoria che ha salvaguardato i titoli di studio conseguiti entro l’anno accademico 2018-19, anche se privi dell’indirizzo specifico. Una modifica normativa che ha consentito agli educatori interessati di mantenere il proprio ruolo senza dover affrontare ulteriori percorsi formativi integrativi.
“Siamo molto soddisfatti – ha dichiarato – che le istituzioni locali siano state ascoltate e che la rete tra enti, Università e parti sociali abbia funzionato, stimolando un intervento rapido del ministero. È un passo importante che riconosce finalmente il valore e la professionalità di tante e tanti educatori”.
Nello specifico, la vicenda era emersa quando, a seguito di un aggiornamento normativo riguardante il decreto legislativo 65/2017, era stato comunicato da Unimore a numerosi educatori ed educatrici, immatricolati ai corsi di Scienze dell’educazione negli anni accademici 2017-18 e 2018-19, che il loro titolo, pur formalmente valido, non sarebbe più stato considerato idoneo per l’accesso ai servizi 0-3. Il Decreto richiedeva infatti percorsi di laurea con indirizzo specifico per i servizi educativi per l’infanzia oppure la laurea quinquennale in Scienze della formazione primaria con un’ulteriore specializzazione.
Come spiegato da Venturelli, la responsabilità della situazione non è stata dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che si è limitata a segnalare le conseguenze normative. Il problema, infatti, di portata nazionale, ha riguardato tutte le università italiane che avevano attivato generici percorsi L19 (laurea triennale in Scienze dell’educazione e della formazione) prima che venisse definito un indirizzo specifico.
L’assessora Venturelli ha infine ricordato che, una volta concluso il periodo transitorio, torneranno in vigore i requisiti previsti dalla normativa del 2017, auspicando che vengano attivati al più presto percorsi universitari idonei a formare le figure professionali necessarie. “È fondamentale – ha concluso – che il sistema educativo 0-6 sia messo in condizione di funzionare, valorizzando chi lavora ogni giorno con competenza e passione al fianco delle famiglie e dei bambini”.
Dopo la trasformazione dell'interrogazione in interpellanza, è intervenuto Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia) che ha sottolineato il tempestivo ed efficace intervento del ministero nel rispondere e risolvere un "vulnus" normativo rilevante. Giacobazzi ha quindi parlato di milioni di risorse stanziate proprio dal ministero per borse di studio "non dovute" e, più in generale, "per il solo 2025, oltre nove miliardi per il sistema universitario,".
Commentando l’esito positivo della vicenda, Grazia Baracchi ha auspicato che il ministero possa ora affrontare un ulteriore tema rilevante, quello della formazione per la fascia 0-6 anni, parlando di come, su tutto il territorio nazionale, sia sempre più difficile reperire personale qualificato per questo segmento educativo. Pur riconoscendo l’esistenza di alcune sperimentazioni, ha evidenziato l’assenza di un quadro normativo chiaro e strutturato. In quest’ottica, ha auspicato che si possa avviare un percorso sperimentale condiviso, coinvolgendo l’Università di Modena e Reggio Emilia.
Per De Lillo la sanatoria ha rappresentato un riconoscimento della professionalità e dell’impegno dimostrato da educatrici ed educatori, e ha sottolineato l’importanza di mantenere un dialogo costante e trasparente con il mondo della scuola, affinché nessuno studente si trovi ad affrontare incertezze derivanti dal proprio percorso. De Lillo ha infine rimarcato il valore del ruolo educativo, definito fondamentale per costruire percorsi inclusivi in collaborazione con le famiglie, segnalando come le difficoltà di reperimento di queste figure debbano rappresentare un segnale su cui investire in termini di formazione e riconoscimento.