Suor Elena Aiello scrive al Duce “Mi è apparso Gesù, la guerra distruggerà il Paese, e per voi sarà la morte”
Madre Elena Aiello come Padre Pio. Madre Elena Aiello come Natuzza Evolo. Storie quasi simili, le stesse visioni straordinarie, le stesse ferite sul corpo, le stesse sofferenze fisiche, le stesse manifestazioni di sangue alle mani e ai piedi, e che i medici bolleranno, anche nel caso di Madre Elena Aiello, come “manifestazioni isteriche”. Pino Nano ricostruisce qui la storia della corrispondenza tra la suora calabrese e Benito Mussolini.
di Pino Nano
Sabato 17 Aprile 2021
Roma - 17 apr 2021 (Prima Pagina News)
Madre Elena Aiello come Padre Pio. Madre Elena Aiello come Natuzza Evolo. Storie quasi simili, le stesse visioni straordinarie, le stesse ferite sul corpo, le stesse sofferenze fisiche, le stesse manifestazioni di sangue alle mani e ai piedi, e che i medici bolleranno, anche nel caso di Madre Elena Aiello, come “manifestazioni isteriche”. Pino Nano ricostruisce qui la storia della corrispondenza tra la suora calabrese e Benito Mussolini.
Nel 1940 accade una cosa assolutamente inimmaginabile per quei tempi e che poi, esattamente 15 anni dopo, diventerà notizia di pubblico dominio per via di un lungo racconto pubblicato la mattina nel marzo 1956 dal famoso quotidiano nazionale “Il Giornale d’Italia”.

Era, nei fatti, il racconto del rapporto che Madre Elena Aiello era riuscita ad avere con il Capo del Governo Benito Mussolini, a cui la stessa suora, il 23 aprile del 1940, aveva fatto recapitare una sua lettera strettamente personale per convincerlo a rinunciare alla guerra, perche avrebbe distrutto il Paese e devastato la vita del popolo italiano.

Ma prima ancora di questo scambio epistolare, il Duce si era già preoccupato di sostenere l’opera umanitaria di Madre Elena, mandandole direttamente a Cosenza un aiuto in denaro che sarà determinante per la costruzione delle prime opere della mistica cosentina.

E a parlare, per la prima volta in assoluto, al Duce di Madre Elena, del suo carisma e della sua straordinaria mobilitazione umanitaria in favore e in difesa dei bambini orfani dell’intera provincia calabrese era stato proprio il Prefetto del tempo, Guido Palmardita, influente e vecchio amico fidato di Mussolini mandato da Roma a Cosenza come rappresentante del Governo.


Questo che segue è il testo integrale della lettera diretta al Duce, e che portava la firma autografa di Madre Elena. «Al Capo del Governo Benito Mussolini Duce. Vengo a Voi in nome di Dio per dirvi ciò che il Signore mi ha rivelato e che vuole da voi. Io non volevo scrivere, ma ieri, 22, il Signore mi è apparso di nuovo imponendomi di farvi sapere quanto segue: "Il mondo è in rovina per i molti peccati e particolarmente per i peccati d'impurità che sono arrivati al colmo dinanzi alla Giustizia del mio Padre Celeste. Perciò tu dovrai soffrire ed essere vittima espiatrice per il mondo e particolarmente per l'Italia, dove è la sede del mio Vicario. Il mio Regno è regno di pace, il mondo invece è tutto in guerra. I Governatori dei popoli sono agitati per acquistare nuovi territori.

Poveri ciechi!... Non sanno che dove non c'è Dio non vi può essere alcuna vera conquista! Nel loro cuore non vi è che malvagità e non fanno che oltraggiarmi, deridermi, disprezzarmi! Sono demoni di discordia, sovvertitori dei popoli e cercano di travolgere nel terribile flagello anche l'Italia, dove sta Dio in mezzo a tante anime e la sede del mio Vicario, Pastor Angelicus. La Francia, tanto cara al mio cuore, per i suoi molti peccati, presto cadrà in rovina e sarà travolta e devastata come Gerusalemme ingrata.

All'Italia, perché sede del mio Vicario, ho mandato Benito Mussolini, per salvarla dall'abisso verso il quale si era avviata, altrimenti sarebbe arrivata in condizioni peggiori della Russia. In tanti pericoli l'ho sempre salvato; adesso deve mantenere l'Italia fuori della guerra, perché l'Italia è civile ed è la sede del mio Vicario in terra.

Se farà questo avrà favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto.

Egli invece ha deciso di dichiarare la guerra, ma sappia che se non la impedirà, sarà punito dalla mia Giustizia!". Tutto questo mi ha detto il Signore. Non crediate, o Duce, che io mi occupi di politica. Io sono una povera Suora dedicata all'educazione di Piccole abbandonate e prego tanto per la vostra salvezza e per la salvezza della nostra Patria. Con sincera stima dev.ma Suor Elena Aiello».

Oggi sappiamo soltanto – perché questo riferiscono fonti vaticane- che la lettera scritta da Madre Elena venne materialmente consegnata dalla stessa mistica calabrese nelle mani della sorella del Duce, Donna Edvige Mancini Mussolini, il 6 maggio 1940; e che la stessa la portò poi personalmente al fratello soltanto qualche giorno più tardi.

Come si fa però ad essere certi di tutto questo? Tre anni dopo, esattamente il 15 maggio 1943, Madre Elena fece recapitare una sua seconda lettera, questa volta indirizzata personalmente solo alla sorella del Duce, Donna Edvige, e che confermava in termini assoluti i toni e lo spirito della sua prima lettera inviata tre anni prima al fratello Benito Mussolini.

Eccone il testo integrale. «Gent.ma Donna Edvige, questo mio lungo silenzio vi avrà fatto forse pensare che io mi sia dimenticata di voi, mentre invece io mi ricordo tutti i giorni, nelle mie povere preghiere, seguendo sempre le dolorose vicende della nostra bella Italia. Noi ci troviamo fuori Cosenza, a causa dei bombardamenti. La barbarie nemica ha sfogato il suo odio, sganciando bombe sulla città di Cosenza, causando devastazione, dolore e morte fra la popolazione civile. Io mi trovavo a letto con le sofferenze: tre bombe sono cadute vicino al nostro Istituto, ma il Signore ci ha salvato nella sua infinita bontà e misericordia. Per tenere lontane le bambine dal pericolo di nuove incursioni, ci siamo rifugiate a Montalto Uffugo, mio paese natio, dove ci troviamo certamente a disagio, ma tutto offriamo al Signore per la salvezza dell'Italia.

La ragione di questo mio scritto è per rivolgermi nuovamente a voi, come nel mese di maggio del 1940, quando venni a Roma presentata dalla Baronessa Ruggi, per consegnarvi in inscritto le rivelazioni avute dal Signore riguardo al Duce. Ricordate quando il 6 maggio del 1940 dicevamo che il Duce aveva deciso di fare la guerra, mentre il Signore gli faceva sapere nella mia lettera che doveva salvare l'Italia dalla guerra altrimenti sarebbe stato punito dalla Sua divina Giustizia?

"In tanti pericoli - diceva Gesù - l'ho sempre salvato; anche lui, adesso, deve salvare l'Italia dal flagello della guerra, perché vi è la sede del mio Vicario. Se farà questo gli darò favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto; invece, lui ha deciso di fare la guerra, ma sappia che se non la impedisce, sarà punito dalla mia Giustizia". Ah!... se il Duce avesse dato ascolto alle parole di Gesù, l'Italia non si sarebbe trovata ora in così triste condizione!... Io penso che il cuore del Duce sarà molto rattristato nel vedere l'Italia, da un giardino fiorito, trasformato in un campo deserto, seminato di dolore e di morte. Ma perché continuare questa guerra terribilmente crudele, se Gesù ha detto che per nessuno vi sarà vera vittoria? Perciò, Cara Donna Edvige, dite al Duce, a nome mio, che questo è l'ultimo avviso che il Signore gli manda. Potrà ancora salvarsi mettendo tutto nelle mani del Santo Padre. Se non farà questo - diceva il Signore - presto scenderà su di lui la Giustizia Divina. Anche gli altri Governatori che non ascolteranno gli avvisi e le direttive del mio Vicario saranno raggiunti e puniti dalla mia Giustizia.

Vi ricordate il 7 luglio dell'anno scorso quando mi dicevate che cosa ne sarebbe stato del Duce ed io vi risposi che se non si fosse mantenuto unito al Papa sarebbe finito peggio di Napoleone? Ora vi ripeto le stesse parole: Se il Duce non salverà l'Italia rimettendosi a quanto dirà e farà il Santo Padre, presto cadrà; anche Bruno dal cielo chiede al padre la salvezza dell'Italia e di lui stesso.

Il Signore dice spesso che l'Italia sarà salva per il Papa, vittima espiatrice di questo flagello, perciò non vi sarà altra via per la vera pace e per la salvezza dei popoli, fuori di quella che traccerà il Santo Padre.Cara Donna Edvige, riflettete bene come tutto ciò che ha detto il Signore si sia perfettamente avverato. Chi è che ha causato tanta rovina all'Italia? Non è stato forse il Duce per non avere ascoltato le parole di nostro Signore Gesù Cristo? Ora potrà ancora rimediare facendo quanto vuole il Signore. Io non mancherò di pregare». Quando si dice, “…le vie del Signore sono davvero infinite”.

(3^ PARTE -Fine)

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