Vaticano, processo a Suor Elena Aiello. Come Natuzza Evolo: sangue, apparizioni, stigmate, miracoli.
Madre Elena Aiello, meglio conosciuta come “A monaca santa”, mistica calabrese che tante analogie aveva con la vicenda di Natuzza Evolo “la donna che parlava con i morti”. Anche nel caso di Madre Elena Aiello si ripropongono i fenomeni straordinari del sangue, della passione durante la Settimana Santa, delle stigmate alle mani, delle visioni straordinarie. In Vaticano un caso che fa ancora discutere.
di Pino Nano
Sabato 17 Aprile 2021
Roma - 17 apr 2021 (Prima Pagina News)
Madre Elena Aiello, meglio conosciuta come “A monaca santa”, mistica calabrese che tante analogie aveva con la vicenda di Natuzza Evolo “la donna che parlava con i morti”. Anche nel caso di Madre Elena Aiello si ripropongono i fenomeni straordinari del sangue, della passione durante la Settimana Santa, delle stigmate alle mani, delle visioni straordinarie. In Vaticano un caso che fa ancora discutere.
Fondatrice delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, Madre Elena Aiello nasce in Calabria il 10 aprile del 1985 a Montalto Uffugo, un paesino della provincia di Cosenza, e fin da piccolissima mostrò un’attenzione particolare per il messaggio evangelico.

Rimasta orfana di madre si diede da fare per aiutare la famiglia, ma la sua vita futura sarebbe stata interamente dedicata alla vita religiosa nel Convento delle Suore del Preziosissimo Sangue. Vi entra come novizia, ma un giorno si ammala e date le sue condizioni, giudicate dai sanitari del tempo assai gravi, la congregazione delle suore non la ritiene più idonea al suo ruolo di religiosa e la rimanda a casa.

La sensazione generale che Elena sia in procinto di morire. Ecco allora la prima vera manifestazione “straordinaria” della sua vita, che segnerà poi il resto della sua esistenza. Una mattina, Elena racconta di aver visto in sogno Gesù, che le preannunciava la sua immediata guarigione. Così fu. Ma da quel momento, ogni Venerdì Santo di ogni anno, Elena incomincia a vivere sul suo corpo i segni della Passione di Cristo.

Per il resto della sua vita, infatti, ogni Venerdì Santo, nel giorno della morte di Gesù, Elena vive il grande mistero del sangue. Suda sangue umano che le cosparge la fronte e il petto, e sulle palme delle mani le compaiono le stigmate, ferite profonde e dolorosissime, segni laceranti che poi scomparivano il giorno del Sabato Santo. Si realizza così, nei fatti, quello che Gesù tanti anni prima le aveva preannunciato venendole in sogno.

Madre Elena Aiello come Padre Pio. Madre Elena Aiello come Natuzza Evolo. Storie quasi simili, le stesse visioni straordinarie, le stesse ferite sul corpo, le stesse sofferenze fisiche, le stesse manifestazioni di sangue alle mani e ai piedi, e che i medici bolleranno, anche nel caso di Madre Elena Aiello, come “manifestazioni isteriche”. Come era già accaduto per Padre Pio e Natuzza, il “Caso-Elena Aiello” finisce sul tavolo del Fondatore dell’Università Cattolica di Milano, Padre Agostino Gemelli, studioso e scienziato di fama internazionale, e come tale massima autorità scientifica della Chiesa di allora, ma la Chiesa ufficiale preferisce che la “cosa finisca nel silenzio generale”.

Gli anni passano e intanto Elena, trasferitasi ormai definitivamente a Cosenza, dà vita a una nuova congregazione religiosa. Fonda l’Istituto delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, e nei principi basilari della nuova congregazione indica la Passione di Gesù come “riferimento spirituale” e la carità testimoniata da san Francesco da Paola come “orizzonte quotidiano di fede e di speranza”.

Ma il vero miracolo di Madre Elena -ci dice don Enzo Gabrieli, ultimo Padre Postulatore del processo di beatificazione- saranno però i vari istituti per gli orfani voluti e creati nel tempo dalla sua Congregazione, a Cosenza, San Fili, Bucita, Montalto Uffugo, Marano Marchesato e Cerchiara. Ma lo furono ancora di più, forse, l’Istituto Magistrale che Madre Elena aveva messo in piedi per assicurare e garantire un futuro concreto alle tante ragazze cresciute e seguite nei suoi orfanotrofi, e i tanti asili costruiti in paesi dove nessuno avrebbe mai potuto immaginare che fosse possibile averne uno. Parliamo di paesini sperduti e difficili allora da raggiungere, Rovito, Castrolibero, Spezzano Piccolo, Carolei, Orsomarso, San Lucido, Lauropoli, e uno persino anche alla periferia di Roma Un’opera di assistenza caritatevole, e una catena di solidarietà senza tempo, davvero unica nel suo genere, e che il mondo della comunicazione trasformerà subito dopo in un evento mediatico di respiro internazionale.

La storia di Madre Elena e il suo nome originario, che era quello di “’A monaca Santa”, faranno infatti il giro del mondo. Madre Elena muore poi il 19 giugno del 1961 a Roma, in Via Dei Baldassini, dove si era appena trasferita per aprire una nuova casa di accoglienza.

30 anni dopo la sua morte, il 22 gennaio 1991, Giovanni Paolo Secondo la dichiara “venerabile”, ma solo nel 2008 a Roma la Congregazione delle Cause dei Santi esamina per la prima volta il suo “Caso”. Bisognerà poi aspettare il 18 gennaio 2011, perché venga riconosciuto come tale il miracolo di Francesca Bozzarello attribuito all’intercessione di Madre Elena, e il 2 aprile di quello stesso anno Papa Benedetto XVI autorizza la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione della «venerabile serva di Dio madre Elena Aiello».

Una storia di fede e di testimonianza cristiana bellissima, che potrete ritrovare in gran parte anche sul sito ufficiale delle Suore Minime della Passione, e che ormai fa parte integrante della storia più generale della pietà popolare in Calabria.

(1^ PARTE - Segue)

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