Venezia, Patriarca non fa più rima con “Cardinale”

In attesa che Venezia possa riavere da Papa Francesco il suo “Cardinale”, ricostruiamo le vicende spesso complesse della Chiesa veneziana e del suo patriarcato.

di Maurizio Crovato
Sabato 19 Febbraio 2022
Roma - 19 feb 2022 (Prima Pagina News)

In attesa che Venezia possa riavere da Papa Francesco il suo “Cardinale”, ricostruiamo le vicende spesso complesse della Chiesa veneziana e del suo patriarcato.

Giusto 10 anni fa (nomina il 31 gennaio e ingresso a Venezia il 25 marzo 2012) venne nominato da papa Benedetto XVI il primo patriarca di origine genovese, Francesco Moraglia.

Ora un collega che lavora in Vaticano mi chiama: è mai successo che nella gloriosa storia patriarcale di Venezia, cominciata nel 1451, il capo della Chiesa veneta non sia cardinale? Bella domanda, non lo so. Anche se sono un devoto di Angelo Roncalli che nel lontano 1957 mi pose la mano sulla mia testa sbarazzina, non sono esperto di Curia.

So che nel ‘900 dal palazzo curiale della piazzetta dei Leoncini, uscirono cardinali ed entrarono papi, tre patriarchi: Sarto, Roncalli e Luciani.

So anche che il titolo di patriarca è semplicemente onorifico. Che esiste la stessa nomina a Lisbona. Che ho conosciuto personalmente nel mondo altri due patriarchi legati in qualche modo alla Chiesa cattolica. Quello apostolico armeno Gregorio Ghabroyan a Ierevan e quello Caldeo a Bagdad, cui conservo una foto assieme, credo si chiamasse mons. Dally. Bagdad nel 2003 non era il massimo della tranquillità per la già tormentata chiesa caldea. Mi ricordarono come, con il patriarcato di Antiochia, erano chiesa cristiana già prima di Roma. E lui conservava il titolo di patriarca di Babilonia. Scusate se è poco.

Provando profonda stima per Francesco Moraglia, di cui ho un vivo ricordo durante l’alluvione a Venezia del 12 novembre 2019, con stivaloni e abito alzato, a portare conforto alla popolazione, il tema patriarchi accende dunque la mia curiosità.

Avrà ragione il collega romano?

Gli ultimi tredici patriarchi, erano cardinali da Angelo Scola (2002-2011) ad Angelo Ramazzotti (1858-61). Unica eccezione Giovanni Pietro Mutti (1852-57), bergamasco, vescovo, a cui forse pesò l’amicizia con il mazziniano e massone Carlo Montanari, impiccato a Belfiore dagli austriaci nel 1853.

La politica nella Chiesa c’entra sempre.

Grandi turbolenze per altri quattro patriarchi, causate dai difficili rapporti tra Francia, Austria e Santa Sede. Il patriarca Giovanni Pyrker (1820-27) non fu mai cardinale e venne spedito in Ungheria a fare l’arcivescovo di Eger. Francesco Milesi, patriarca tra il 1816-19, anche lui non fu mai porporato perché era stato nominato barone napoleonico (sic). Peggior sorte al suo predecessore, Stefano Bonsignori, teologo illustre, nominato patriarca di Venezia da Napoleone Bonaparte (altro sic!) nel 1811, ma mai riconosciuto da papa Pio VII, per cui era un anti-patriarca! Questa non ce l’avevano mai raccontata durante le lezioni di dottrina cristiana in patronato.

Mons. Bonsignori aveva osato paragonare il matrimonio civile a quello religioso. All’epoca napoleonica i preti dovevano fare giuramento di fedeltà alla stato.

Per il Vaticano il patriarcato di Venezia rimase vacante dal 1808 al 1816. Ancora più sfortunato il napoletano Nicola Gamboni, patriarca per pochi mesi, senza autorizzazione pontificia dal 1807 al 1808. Niente cardinalato. Nuova sede vacante a Venezia tra il 1804 e 1807. Morto il cardinal patriarca Ludovico Flangini (1801-04) Venezia rimase altri tre anni con sede vacante. Flangini, veneziano doc, era vedovo e con una figlia. Venne comunque nominato cardinale diacono nel 1789 e solo dieci anni dopo ordinato sacerdote, giusto in tempo per entrare in Conclave a Venezia (i francesi occupavano Roma…) e nominare Pio VII. Andò poi a Vienna ad offrire le proprie credenziali all’imperatore Francesco II e su invito dello stesso nominato patriarca. Per fortuna che la porpora ce l’aveva già da dieci anni. È stato il primo a capo della Chiesa triveneta ad essere nominato con l’assenso di un sovrano straniero.

Mala tempora currunt et peiora premunt.

Leggendo a ritroso la storia, non ci meravigliamo più di niente. Già, ma perché sua eccellenza Francesco Moraglia non è ancora cardinale?

Ricapitolando. Dal 1827 quasi tutti i patriarchi sono cardinali. Moraglia sarebbe stato anche primate di Dalmazia. È presidente della Conferenza episcopale Triveneta. Metropolita della Basilica di San Pietro in Vaticano. È stato ordinato sacerdote dal cardinale Giuseppe Siri, vescovo di La Spezia da Angelo Bagnasco, patriarca da Tarcisio Bertone. Tutti metropoliti genovesi. Che ci sia troppa Genova?

Ci metto qualcosa di mio. La chiesa italiana e quella europea stanno perdendo peso specifico, rispetto alle vocazioni e all’importanza dei paesi emergenti in America e in Africa. Perfino in Asia.

Il patriarcato di Venezia ha perso d’importanza strategica e Roma guarda al mondo. I cardinali oggi come oggi sono 227 (115 elettori) e solo 49 europei, 28 gli italiani, di cui solo 19 grandi elettori.

E non compaiono né l’arcivescovo di Milano, né il patriarca di Venezia. Amen.


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