2 Giugno Festa della Repubblica, finalmente il Ministro Trenta la dedica alle vittime dell’uranio impoverito

Il prossimo 2 giugno ci aspettiamo di vedere Emilio Matteucci accanto alla ministra della Difesa Trenta.

di Maurizio Pizzuto
Domenica 26 Maggio 2019
Roma - 26 mag 2019 (Prima Pagina News)

Il prossimo 2 giugno ci aspettiamo di vedere Emilio Matteucci accanto alla ministra della Difesa Trenta.

2 Giugno Festa della Repubblica, finalmente il Ministro Trenta la dedica alle vittime dell’uranio impoverito
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2 Giugno 2019 Festa della Repubblica, quest’anno sarà all’insegna di un termine che da più parti è stato in questi giorni equivocato, frainteso, strumentalizzato, o peggio ancora utilizzato per sollevare nuove polemiche all’interno del Governo.

Questo termine è “Inclusione” e ad usarlo per prima , e per la prima volta, è stato il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che subito dopo le prime polemiche, e anche pesanti, ha però chiarito in prima persona nel corso “di Martedì” la popolare trasmissione della’7 condotta da Giovanni Floris, il vero significato da dare a questo termine, ribaltando in questo modo il tavolo del dibattito politico in corso e lasciando tutti di stucco per il modo in cui la stessa Elisabetta Trenta ha spiegato di voler dedicare la Festa della Repubblica, e quindi la Grande Parata Militare di Roma, alle vittime del dovere, e a quanti soldati italiani in missione in zone di guerra sono tornati a casa gravemente ammalati di cancro per via della contaminazione con l’uranio impoverito.

A Giovanni Floris che gli chiede di chiarire il significato del termine “Inclusione” Elisabetta Trenta risponde testualmente in questa maniera: “Quando si pronuncia la parola “inclusione” si pensa solo ai migranti e si immagina che non esista altro: nessuno in realtà mi ha mai chiesto cosa significasse per me il termine inclusione.

Prima di tutto il 2 giugno è la Festa della Repubblica, festa di tutti i cittadini, la sua festa, la mia festa la festa di Luigi Di Maio,la festa dei militari, perché i militari rappresentano la Repubblica, rappresentanto l’unità della Repubblica e i militari sono una parte essenziale della Repubblica.

“Inclusione”, che significa a questo punto per il Ministro della Difesa? Significa – sottolinea con grande precisione e severità il Ministro della Difesa- che ci sono tanti militari che hanno rischiato anche la vita per noi e che, per esempio, si sono ammalati dopo essere stati in teatri operativi. Questi militari per tanto tempo non sono stati considerati, addirittura si diceva che l’uranio non esistesse.

Pensiamo dunque in questa ricorrenza cosi speciale per la storia della Repubblica a quanti sono stati dimenticati dalla Difesa e che invece debbono essere inclusi.

Nel corso della sfilata del 2 giugno avremo con noi le vittime del dovere, e avremo con noi le famiglie di coloro che sono già morti….” Non poteva dire di più e meglio Elisabetta Trenta, dimostrando una consapevolezza del problema che altri suoi predecessori prima di lei avevano volutamente fatto finta di ignorare. Ma le donne, si sa, sono sempre più dirette e soprattutto sono sempre più trasparenti degli uomini, e lo sono soprattutto quando esse stesse sono chiamate a difendere l’onore delle istituzioni e del Paese.

E’ per questo che oggi, Signor Ministro, ci permettiamo di trasferirle il testo di una lettera che ci arrivò in redazione due anni fa, firmata da uno di questi militari-eroi-gravemente ammalati per via dell’uranio impoverito e di cui lei ha parlato l’altra sera da Giovanni Floris, e che il maresciallo Emilio Matteucci aveva scritto al suo predecessore, non ricevendo mai però da nessuno uno straccio di risposta.

Questo è il pezzo che avevamo dedicato a quella storia.

“Sento che sto per morire, e sto per morire per aver servito la mia Patria. Sento anche di essere stato lasciato solo in questa nuova battaglia personale contro il cancro, vorrei dire grazie ai miei veri angeli custodi: sono i medici che in questi anni mi hanno aiutato a non perdere mai la voglia di vivere”. Emilio Matteucci è un ex maresciallo dell’Esercito Italiano che oggi lotta contro il cancro. Emilio ha ancora 60 anni, è stato militare in missione in Libano (Beirut), Somalia (Mogadiscio), Bosnia Erzegovina (Sarajevo), Albania, Eritrea, oggi è in pensione per forza maggiore, perchè il cancro lo ha reso ancora più debole e vulnerabile di quando non lo fosse ancora adolescente, ed è lo stesso cancro che in forme diverse ha già ucciso centinaia e centinaia di militari italiani.

Stiamo parlando degli effetti devastanti dell’uranio impoverito. Due parole che indicano il materiale con cui sono costruite le “teste di guerra” delle munizioni usate dalla prima Guerra del Golfo fino ad oggi, e che anche per lui sono state invasive. Oggi 3 mila militari hanno a che fare direttamente con questi problemi, per via di contaminazioni letali. Emilio Matteucci lo abbiamo incontrato per caso e ci è bastato appena un attimo per capire che il cancro sta divorando la sua vita.

Vive da solo Emilio. A casa non ha più nessuno che lo aspetta, salvo la sua cagnetta, Stella, ma in compenso oggi, della sua esaltante esperienza di militare italiano in giro per il mondo, ricorda ogni particolare, ogni momento delle sue tante missioni di pace, ogni attimo trascorso a diretto contatto con il pericolo e la morte , ogni dettaglio di questa sua vita da eroe senza nome e senza volto.

Non fa che ricordare le città devastate dalla guerra, i palazzi implosi per le esplosioni, le piazze invase dai proiettili sparati dai cecchini, le strade bloccate dalle voragini, e i mille raid aerei nel cuore della notte.

Immaginavamo che ci avrebbe scaricato la “rabbia legittima” di chi ha servito la patria in tanti diversi teatri di guerra, tornando poi a casa sconfitto dal cancro, vittima anche lui di precauzioni mai prese, o mai imposte al nostro esercito.

E invece no, nulla di tutto questo. Con un garbo d’altri tempi e con una dolcezza che è tipica dei malati di cancro, il maresciallo dell’Esercito Italiano Emilio Matteucci ci porge un foglio di carta, su troviamo una lunga lista di nomi, e la sola cortesia che ci chiede è di trovare il modo di pubblicarli. Sono i nomi dei tanti medici, infermieri, analisti, oncologi, psicologi dell’Ospedale Militare del Celio di Roma a cui vuole dichiarare il suo “grazie” e il suo “amore” per come, in tutti questi lunghi mesi, lo hanno aiutato ad affrontare il cancro. Senza di loro, mi dice, sarei già morto.

Questa è la lista che Emilio Matteucci ci consegna: “Vi prego di pubblicarla, e vi chiedo di farlo anche in onore di centinaia di altri ammalati gravi che come me hanno servito la patria fino in fondo, senza nulla chiedere in cambio, e che oggi non ci sono più”. “Maria Petrarca, Emanuela Perri, Teododara Papa, Desirè D’Artibale, Daniela Markut, Annalisa Gazzaneo, Carmine Lacorcia, Vanessa Scarinci, Angela Fernandez, Marta Mancini, Valentina Savelli, Gerardo Fele, Carmela Conte, Vilma Durante, Michela Tosti, Anna Palladino, Antonietta Del Grosso, Maria Mercanti, Laura Giuliani, Tiziana Di Cesare, Francesca Bruno, Francesca Ceccarelli, Bruno Gelsomino, Mario Di Palma, Guido Coiro, Fiammetta Todi, Eliana Burattini, Virginia Zoffoli, Giorgio Capuano, Margherita Molfese, Ida Pavese, Francesco Satta, Piercarlo Gentile, Laura Verna, Federico Bianciardi, Annamaria Dipalma, e infine Padre Gerardo D’Auria”.

Prima di congedarci da lui ci dice “Grazie per quanto farete, ma non potevo non ringraziare i miei veri angeli custodi”. Gli chiediamo allora: “Ma che fine ha fatto la sua causa di servizio?”. Sorride in maniera disarmante: “Ora è al Consiglio di Stato, è un infinito rimpallo tra Tar e Consiglio di Stato, se ne occupano i miei legali, ma temo che quando sarà arrivato il tempo di una sentenza definitiva io non ci sarò più. E’ già capitato a tanti altri miei commilitoni. Sono morti prima di avere giustizia dal proprio Paese.

Ma sa cos’è che mi fa rabbia davvero, è il vedere certi rappresentanti di Governo, sottosegretari di stato, che si riempiono la bocca di enfasi e di frasi fatte, e che poi con i propri atteggiamenti infangano la divisa che io ho indossato per tanti anni in decine di missioni di pace.

Ho visto  in televisione un servizio sull’utilizzo di certe auto blu, che mi ha davvero fatto riflettere sul come vanno le cose in questo Paese.

Sarebbe utile che il Presidente Gentiloni incominciasse a fare un po’ di pulizia intorno a se. Chissà se il Ministro della Difesa ha visto quel servizio?

E comunque grazie a voi per aver perso del tempo prezioso con me”.

Ministro Trenta, lo cerchi il maresciallo Emilio Matteucci e inviti anche lui alla Festa della Repubblica del 2 Giugno. Vedrà, si sentirà davvero onorata di averlo accanto insieme a tutti gli altri eroi dimenticati da questo Paese.

Grazie Signor Ministro.


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