Cosenza come Siracusa, 10 Anni fa nascevano le Officine Telesiane.

Il vero grande regista di questi ultimi dieci anni di prove e di rappresentazioni è il professore Antonello Lombardo: ”Da allora è stato solo un successo dietro l’altro”. L’appuntamento è per questa sera al Teatro Rendano di Cosenza ,dalle 20.30 in poi.

di Pino Nano
Venerdì 24 Maggio 2024
Roma - 24 mag 2024 (Prima Pagina News)

Il vero grande regista di questi ultimi dieci anni di prove e di rappresentazioni è il professore Antonello Lombardo: ”Da allora è stato solo un successo dietro l’altro”. L’appuntamento è per questa sera al Teatro Rendano di Cosenza ,dalle 20.30 in poi.

10 anni fa nascevano per la prima volta a Cosenza le Officine Teatrali Telesiane,una sfida culturale che porta oggi il nome del prof. Antonello Lombardo.

Professore, vogliamo raccontare cos'è stato questo decennio di amore per il vostro teatro?

 “Mille sensazioni diverse. La memoria mi riporta indietro nel tempo tra immagini, emozioni, sentimenti unici e scelte ben precise, che hanno delineato l’indirizzo da seguire, che era quello di puntare su un genere teatrale che in città non si rappresentava più da tempo. Sto parlando della Tragedia Greca l’ A B C… del teatro , e dove tempo, azione e luogo rappresentano le fondamenta di un momento catartico senza termini di paragone”.

Perché le avete chiamate Officine?

Be perché nascono da un’intesa tra me e l'allora Dirigente Iaconianni, ora in Pensione, che da ingegnere meccanico amava questo ambiente dove si ricercava, si costruiva, si sperimentava, si analizzava, si approfondiva e si proponeva alla fine un prodotto originale. In fondo, a teatro le officine sono sempre esistite perché il lavoro di ricerca si effettua in ambienti simili, con cantieri aperti senza mai pensare di raggiungere un punto finale ma ritenere quel traguardo sempre come un punto per una nuova partenza. Aggiungo che il nuovo dirigente scolastico, Domenico De Luca e la reggente del Convitto, Concetta Smeriglio, hanno voluto continuare, in questo loro primo anno al Telesio, il sostegno e la promozione per  una attività così importante e così qualificante, e in cui il liceo Telesio riconosce il valore dell' indirizzo di studi”.

Qual è secondo lei la vera chiave del vostro successo?

Credo che alla base di tutto ci sia la consapevolezza che in una scuola come la nostra le OFFICINE TEATRALI, nate nel 2015, continuano sopravvivere e a Produrre Messe in Scena con continuità e qualità, e questo ha permesso alla scuola di dare la possibilità a giovanissimi attori, cosa di non poco conto, di formarsi, di interpretare, di sognare, di socializzare, di studiare testi e tecniche teatrali legate a questo meraviglioso mondo del teatro che spesso dimentichiamo.

Dieci anni sono abbastanza per un bilancio, non crede?

L’avventura inizia nel 2015 con una delle più belle tragedie scritte da Euripide “Le Baccanti “, che paradossalmente fu l'ultima scritta del grande tragediografo greco. Da allora è stato un continuo susseguirsi di rappresentazioni, visto anche il successo e il gradimento del pubblico della prima.

L’anno dopo invece?

Nel 2016 furono rappresentate in un’unica soluzione due grandissime Tragedie Sofoclee, e cioè Edipo Re da Tebe a Colono. Da qui, poi, la mia scommessa e l’idea di poter proseguire su questa soluzione di unire più tragedie per dare la possibilità al pubblico di vivere un crescendo di emozioni, rimanendo così inchiodati sulla poltrona per almeno due ore senza intervallo, perché io ritengo l’intervallo un momento di distrazione soprattutto per questo genere teatrale.

Teatro sempre pieno mi pare di capire?

La città rispondeva sempre di più alle nostre sollecitazioni, con consensi e presenze a teatro da SOLD OUT. Tutto ciò mi inorgogliva, e mi dava anche la possibilità di osare di più e di tentare altre nuove sfide.

Per esempio?

Nel 2017, con grande coraggio mettiamo in scena l’ORESTEA di Eschilo, una trilogia che ha visto tutti i tre capitoli insieme (Agamennone, Coefore ed Eumenidi) ma soprattutto il coronamento di un lavoro molto apprezzato. Quell’anno contammo dieci repliche, sa cosa vuol dire?

Aiuti da parte di qualcuno?

Il Comune di Cosenza ha voluto premiare tutti i componenti di allora, per la straordinaria interpretazione. Ma a questo punto diventava sempre più difficile trovare testi e soluzioni che potessero soddisfare un pubblico così sempre più attento e più esigente. Ogni anno il nostro pubblico ci chiedeva sempre di più e pareva non gli bastasse più nulla.

La conclusione quale è stata?

Nasceva a questo punto la Siracusa Brutia, così definita dagli addetti ai lavori e dalla gente comune, che a volte esaltava molto di più le nostre rappresentazioni rispetto a quelle Siracusane, e che per me ovviamente restano per luogo, per magia, e per organizzazione, assolutamente irraggiungibili e inimitabili.

Lasciatosi alle spalle il 2017 cosa ha pensato di fare per il 2018)

Nel 2018 presentiamo Ippolito e Fedra anche questa volta due commedie in una ed il ricordo più bello è quello di un pubblico emozionato fino al pianto. Ma andò benissimo anche il 2019.

Cosa portaste in scena?

Fu l’anno di Medea e degli Argonauti, un lavoro duro, di grande impegno, che ha visto protagonisti come ultimo anno due giovani che oggi sono impegnati in questo campo, Sara Gedeone nello Stabile di Torino e Lorenzo Patella, nell’Accademia del Dramma Antico di Siracusa.

Poi arriva la stagione del Covid?

È vero, arrivarono due anni bui, di grande dolore per il teatro ovviamente, ma era il dolore del mondo intero. Il Covid non dà scampo e annulla tutto ciò che trova per la sua strada. E’ stato duro risalire la china. Ma alla fine tutto passa, e il 2022 torna la luce.

Cosa ha significato per voi?

Non se lo dimentichi mai, il teatro non muore mai, e il 2022 noi ritorniamo in scena con Antigone, e poi nel 2023 con Ifigenia.

Siamo così arrivati al decimo anno professore…

Quest’anno, il decimo, si è deciso di rappresentare Alcesti che, paradossalmente è la prima tragedia scritta da Euripide. Il senso che volevamo dare al nostro amatissimo pubblico è il teatro non ha inizio e non ha fine.

Dieci anni mi pare di capire pieni di tante soddisfazioni?

La verità è che in tutti questi ultimi dieci anni sono passati dalle Officine Telesiane giovani che oggi vivono da professionisti la loro vita, e le assicuro che sono tanti ad aver calcato le tavole del teatro.  Ma anche le Produzioni sono sempre state di grande impatto, perché in scena non salivano mai meno di 30 personaggi, con costumi disegnati ad hoc, scenografie da favola, tecnici del suono e disegnatori di luci di grande qualità, e infine, me lo faccia dire, un Teatro che ci ha sempre accolti con grande passione e disponibilità.

Di quale teatro mi parla professore?

Del bellissimo Teatro Rendano naturalmente, non si dimentichi che è uno dei teatri di tradizione più belli del Sud, e la nostra scuola, il Liceo Telesio, sta proprio qui sopra, basta fare la scalinata ed è arrivato.

Cosa c’è dietro un’operazione culturale così complessa?

Al mio fianco in questi 10 anni ho sempre avuto dei collaboratori di spessore, uno su tutti Flavio Nimpo, che è ancora al mio fianco. Ma si sono succeduti con grande professionalità Marta Leonetti, Pierluigi Pedretti, Antonella Gravina .

Mi pare di capire che andrà avanti ancora?

Il teatro,vede, resta la forma più pura dell’arte, dove ognuno mette in gioco sé stesso, con la volontà e la capacità di inviare messaggi attraverso interpretazioni che restano uniche e irripetibili. Io voglio credere ancora che questo sogno, divenuto poi realtà, possa continuare ancora negli anni.

E il messaggio finale?

È necessario che la politica, che le istituzioni, abbiano la consapevolezza di capire che i giovani attraverso la cultura possono essere essi stessi un veicolo importantissimo e fondamentale della crescita della propria comunità. E poi, il teatro è vita, e la vita è teatro!


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