Fine vita, Trande (Avs): "Ddl sovverte la sentenza della Corte Costituzionale"

"Ispirato dagli integralisti che tengono in ostaggio la destra".

(Prima Pagina News)
Mercoledì 02 Luglio 2025
Bologna - 02 lug 2025 (Prima Pagina News)

"Ispirato dagli integralisti che tengono in ostaggio la destra".

"È finalmente arrivato il tanto atteso testo della destra in risposta alla richiesta della Corte Costituzionale di regolamentare l’accesso alla morte medicalmente assistita (MMA): un pasticcio senza né capo né coda, apertamente regressivo e in contrasto con la Costituzione.

Non poteva essere altrimenti, visto che a scriverlo sono stati i cosiddetti movimenti “pro-life”: associazioni integraliste che cercano di imporre una visione ideologica e teologica dell’“indisponibilità della vita”, concetto ribadito all’articolo 1 del testo adottato, in aperta violazione del secondo comma dell’articolo 32 della Costituzione, che sancisce con chiarezza il principio dell’autodeterminazione".

Così Paolo Trande, Consigliere Regionale dell'Emilia-Romagna di Avs.

"Il testo approvato in Commissione ignora alcuni elementi fondamentali della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, che ha definito i criteri per l’accesso alla MMA e che ricordo: essere affetti da una malattia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili; essere tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale; essere capaci di assumere decisioni libere e consapevoli; e infine affidare al Servizio Sanitario Nazionale e ai Comitati Etici territorialmente competenti la verifica e la gestione della procedura. Criteri successivamente ribaditi anche nella sentenza 135/2024", prosegue.

"L’esclusione netta del SSN — una vera e propria privatizzazione del “fine vita”, come denunciato oggi anche dalla Federazione degli Ordini dei Medici — e la sottrazione di competenze alle Regioni, ai sanitari curanti e ai Comitati Etici locali, a favore di un Comitato Nazionale di Valutazione nominato dal Governo, rappresentano una politicizzazione evidente della valutazione, interrompendo di fatto la relazione medico-paziente. Una relazione che, nel suo profilo anche intimo ed empatico, costituisce il cuore dell’“alleanza di cura e assistenza”, fondamento di ogni atto sanitario che si basi su libertà e umanità", aggiunge.

"Siamo di fronte a un testo che viola il principio di equità nell’accesso ai servizi sanitari, cancella il valore deontologico dell’“alleanza terapeutica” e, in definitiva, calpesta il principio di libertà e autodeterminazione", evidenzia Trande.

"La Regione Emilia-Romagna, dopo avere visto, con il ricorso al TAR da parte di Forza Italia, dei cosiddetti movimenti pro-life e del governo, la sterilizzazione delle proprie delibere e determina del febbraio 2024 vede oggi una proposta del parlamento, della destra, regressiva, inaccettabile che invalida la storica sentenza della Corte Costituzionale in cui veniva sancito il diritto ad un “fine vita” dignitoso e autodeterminato: bisogna reagire! Mentre in Parlamento va condotta una battaglia per cambiare il progetto di legge della destra, la nostra Regione deve adottare ogni misura politico-istituzionale utile a ristabilire la prevalenza della Costituzione e dei principi di equità dell’accesso alle cure e della libertà su ogni tentativo di fare prevalere un approccio da Stato etico", conclude.


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