Gioacchino da Fiore, presto al cinema “Il Monaco che vinse l’Apocalisse”
A Roma l’anteprima del film “Il Monaco che vinse l’Apocalisse”. L’appuntamento è a Cinecittà il prossimo 24 aprile alle 19.30. E’ la storia di Gioacchino da Fiore, un monaco vissuto nel Medio Evo e che ispirò il Giudizio Universale di Michelangelo.
di Pino Nano
Mercoledì 03 Aprile 2024
Roma - 03 apr 2024 (Prima Pagina News)
A Roma l’anteprima del film “Il Monaco che vinse l’Apocalisse”. L’appuntamento è a Cinecittà il prossimo 24 aprile alle 19.30. E’ la storia di Gioacchino da Fiore, un monaco vissuto nel Medio Evo e che ispirò il Giudizio Universale di Michelangelo.

Un’opera cinematografica ultimata di recente, la cui uscita è prevista a livello internazionale nei prossimi mesi. È questo il primo film internazionale ispirato alla vita e al pensiero di Gioacchino da Fiore, figura di spicco “che di tanta luce irradiò il Medioevo”, e che Dante Alighieri cita nella Divina Commedia, collocandolo nel XII canto del Paradiso tra i sapienti e definendolo “…di spirito profetico dotato”.

 

“Un film meditativo e potente- spiega il regista dell’opera Jordan River- giacché potenti sono il messaggio e la vita di Gioacchino. Un’opera in costume, ma al contempo un’opera di alto spessore visivo, dove anche i luoghi assumono un valore significativo. La fotografia, rigorosamente effettuata in altissima risoluzione (primo film italiano girato nel formato 12K), tra antiche abbazie cistercensi, scorci di luoghi medioevali, volti impregnati di carattere e di espressioni profonde. Montagne impervie, boschi con alberi avvolti dalla neve d’inverno e dalle foglie che sembrano soffiare in primavera e d’estate. Costumi e scenografie che riconducono a un tempo esclusivo e sospeso, tra silenzi e suoni dell’anima; echi lontani e composizioni musicali coinvolgenti che tolgono il fiato, in pieno equilibrio tra musica sacra gregoriana medievale e composizioni musicali più moderni che fluiscono magicamente tra le immagini e la storia narrata. Ponti arcaici che s’intrecciano con mondi diversi in alture brulle, e fiumi che mormorano nel verde prato. La natura incontaminata, come luogo dello spirito, che contribuisce alla ricerca delle cose ultime dell’esistenza”.

Al cinema, dunque, la storia di Gioacchino da Fiore. Ben tre Papi lo esortarono a scrivere sull’Apocalisse, e le sue idee oltrepassano lo spazio e il tempo, dopo 400 anni raggiungono Michelangelo Buonarroti alle quali egli si ispira per realizzare il Giudizio Universale della Cappella Sistina.

 

Di più, Gioacchino da Fiore, tra le figure italiane di spicco più studiate all’estero, è stato annunciatore della Terza Età dello Spirito “iniziata nel Medioevo e protesa fino alla fine dei tempi, un’era di piena libertà dello spirito e di progresso interiore”. Mai come in questo periodo difficile per l’umanità, in cui si vivono giorni di apocalisse, avere una speranza è una luce che irradia le coscienze.

 

Significativa la fama sanctitatis che accompagna la figura di Gioacchino da Fiore sin dalla sua morte e anche in vita, e proprio di recente, da parte della Chiesa, parliamo dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, sono state avviate le fasi preliminari per la causa di beatificazione, processo affidato ad uno dei sacerdoti più illuminati e più amati della Chiesa calabrese, don Enzo Gabrieli, è lo stesso Padre Postulatore che per 14 lunghi anni ha seguito e istruito la prima parte del processo di beatificazione di Natuzza Evolo.

 

Veniamo alla trama del film. 30 marzo 1202, anno del Signore. Joachim si risveglia da un sogno apocalittico. È l’ultimo giorno della sua vita. L’anziano monaco svelerà al discepolo i segreti appresi vivendo la natura e il silenzio delle abbazie. Su montagne impervie fonderà il suo Monastero, che chiamerà “Fiore”. Scriverà su pergamena la profezia della ‘Terza Epoca’, iniziata nel Medioevo e protesa fino alla fine dei tempi. Un’era di piena libertà dello spirito e di progresso interiore. Viene chiamato da Riccardo I d’Inghilterra e gli spiegherà il significato del Drago a sette teste del Libro dell’Apocalisse. Joachim ritorna sulle montagne innevate per il suo nuovo viaggio, sapendo che ormai ha seminato radici forti, consapevole che “Fiore non è ancora frutto” ma “è la speranza del frutto”.

 

Pensatore italiano fra i più autentici e originali del nostro Medioevo, il pensiero di Gioacchino è oggi più che mai attuale. «La storia serve a capire il presente e il futuro. E la storia è al centro della riflessione di Gioacchino, che, anche se scrive in latino, è il primo pensatore italiano, cioè inaugura la tradizione della cultura e del pensiero italiano. A partire da Gioacchino -scrive li lui la critica poù accreditata- si sviluppa l’idea, ripresa da Francesco d’Assisi e di recente da Papa Bergoglio, secondo cui gli esseri umani non si salvano, se non si prendono cura del mondo”

 

Assieme a Dante Alighieri Joachim of Fiore (Gioacchino da Fiore) è oggi l’autore italiano più studiato all’estero. Dopo un viaggio in Terrasanta- si racconta di lui-“ha avuto anche alcune visioni”. Papa Lucio III gli diede la sua autorizzazione e Gioacchino scrisse diversi libri, tra cui Expositio in Apocalypsim, dove chiarisce l’Apocalisse e il mistero trinitario nel corso della storia. Ma anche il Liber Figurarum, un rarissimo codice miniato medioevale – la più bella e importante raccolta di teologia figurale e simbolica del Medio Evo, di cui si conoscono solo tre copie, la più antica delle quali si conserva a Oxford, in Inghilterra.

 

Giunto dal profondo sud della penisola italiana per ascoltare la voce di Dio in Terrasanta, arriva a influenzare il pensiero del mondo occidentale. Apprezzato da Papi e da sovrani. La grande risonanza del pensiero gioachimita e il fascino per la complessità del suo essere si devono non solo alla sua audacia, ma anche al fatto che egli non fa semplicemente da eco ad aspetti spirituali, ma si dedica a una disamina della storia dell’umanità. L’esegeta incarnava un modello di libertà spirituale e, in un’epoca di rigide dottrine ecclesiastiche, slegandosi da esse, diventò portatore di un nuovo respiro vitale nella storia.

 

Gioacchino suscitò l’interesse di molte figure illustri, tra cui Dante Alighieri, che lo cita nella Divina Commedia, collocandolo nel XII canto del Paradiso tra i sapienti “«… E lucemi dallato, il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato»”. Ma il suo pensiero ha affascinato non solo Francesco D’Assisi, il quale si sarebbe finanche a lui ispirato per dar vita all’Ordine francescano, ma anche Cristoforo Colombo. La stessa imperatrice Costanza d’Altavilla decise di essere da lui confessata. Il percorso di Gioacchino si incrocia anche con il Re d’Inghilterra Riccardo I, detto Cuor di Leone, che prima di andare in Terrasanta per la terza Crociata contro il sultano Saladino, chiese d’incontrarlo e volle che fosse lui a interpretargli il simbolo apocalittico del Drago a sette teste.

 

Il regista Jordan River non ha dubbi: “Gli occhi che vedranno il film dovranno necessariamente avere l’esperienza di quando ci si sveglia dal torpore e si ha la sensazione di aver fatto un viaggio al fianco di un uomo semplice, che quasi per mano ci ha guidati a vivere la vita e l’amore tra gli esseri viventi”.


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