Giulio Regeni, il papà: "Non è mai stato alle dipendenze di nessuna autorità"
"Cercava di coinvolgere tutti, era sempre rispettoso nei confronti degli altri".
(Prima Pagina News)
Martedì 09 Aprile 2024
Roma - 09 apr 2024 (Prima Pagina News)
"Cercava di coinvolgere tutti, era sempre rispettoso nei confronti degli altri".
Claudio Regeni è stato sentito questa mattina a Roma, dai giudici della I Corte d'Assise, nell'ambito del processo contro gli 007 egiziani accusati della morte di suo figlio Giulio, rapito e ucciso al Cairo nel 2016.

Il ragazzo era stato rapito il 25 gennaio di quell'anno e trovato senza vita il 3 febbraio lungo la strada tra Il Cairo e Alessandria, con segni di tortura sul suo corpo.

“La persona che ha tradito Giulio è stato il sindacalista” egiziano Mohamed Abdallah, ha detto Regeni. Abdallah è il sindacalista degli ambulanti che, per gli inquirenti di Piazzale Clodio, avrebbe segnalato il ragazzo alle autorità egiziane come spia.

“Questo aveva amareggiato la docente della American University del Cairo con cui mio figlio collaborava”, ha continuato Claudio Regeni. “Lei aveva una ottima opinione di Giulio, era molto amareggiata di quanto avvenuto”.

A finire sul banco degli imputati sono il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Sharif.

Giulio, ha detto ancora l'uomo, “voleva rendersi indipendente e trovare un lavoro per valorizzare le sue capacità. Amava lo studio“. Dopo la morte del ragazzo, la famiglia aveva dovuto chiudere i conti correnti: “Aveva un conto in Italia, del quale ero cointestatario, aperto quando era in New Mexico. Al saldo c’erano 1.481,47 euro. Poi aveva un conto corrente presso una banca inglese per le spese in Inghilterra. Su questo c’erano versamenti di Oxford Analytica, per cui aveva lavorato, qualche piccolo rimborso dall’università di Cambridge per il dottorato. Il saldo era di 6.260,71 sterline”, ha spiegato Claudio Regeni.

Giulio, ha aggiunto, “non è mai stato alle dipendenze di autorità italiani, inglesi e egiziane. Né ci ha mai collaborato”. “Cercava di coinvolgere tutti, era sempre rispettoso nei confronti degli altri. Era molto legato a sua sorella. Da bambini litigavano spesso come in tutte le famiglie, ma da adolescenti si confidavano molto tra loro: avevano gli stessi amici e quando lui tornava dai viaggi era solito stare con loro. Il suo obiettivo era quello di mettere su famiglia con la compagna e rendersi indipendente”, ha detto ancora l'uomo, replicando a una domanda su che tipo di persona fosse suo figlio.

Sempre stamani, il pm Sergio Colaiocco ha depositato alla corte la registrazione audio del colloquio tra i genitori di Giulio e la docente che era il contatto del ragazzo in Egitto, avvenuto nel dicembre del 2016.

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