Immigrazione islamica radicale: una sfida ai nostri valori

"Tra silenzi mediatici e doppi standard, l’Europa rischia di vedere erosi i suoi valori fondanti dall’avanzata dell’islam radicale, mentre ogni critica viene bollata come intolleranza."

di Massimo Fioranelli
Sabato 16 Agosto 2025
Roma - 16 ago 2025 (Prima Pagina News)

"Tra silenzi mediatici e doppi standard, l’Europa rischia di vedere erosi i suoi valori fondanti dall’avanzata dell’islam radicale, mentre ogni critica viene bollata come intolleranza."

 Negli ultimi anni, l’Europa sta affrontando un fenomeno che va oltre il dibattito sull’accoglienza: l’avanzata di un’immigrazione islamica radicale che non si limita a chiedere integrazione, ma mira a modificare i valori fondamentali delle società ospitanti.

Il Corano dice che i gay devono bruciare, è quello che in pieno centro a Trento, due ragazzi che si tenevano per mano, si sono sentiti urlare in faccia da un gruppo di nordafricani musulmani. Lo scrive Paolo Berizzi sulla Repubblica. E quello che fa rabbia è che viviamo in un'Italia dove perfino le sfilate in burkini, simbolo di oppressione della donna, vengono applaudite come rivoluzionarie, dove la sinistra non perde occasione per attaccare la nostra cultura cattolica.

Quando simili aggressioni provengono da migranti musulmani, cala un silenzio mediatico assordante. Nessun vertice straordinari o, nessuna condanna unanime, come invece avverrebbe se i responsabili fossero italiani

Se una frase del genere l'avesse detta un italiano, maschio, cristiano e per di piu’ bianco, avrebbero già convocato un vertice straordinario. Così invece, silenzio. Noi siamo indignati perché siamo contro l'omofobia da qualunque parte provenga.

In un contesto così, guarda caso quando insulti e aggressioni arrivano dai migrati musulmani, improvvisamente cala il silenzio. Perché di loro bisogna sempre solo raccontare il lato positivo, l'accoglienza, l'integrazione, anche se la realtà, lo sappiamo tutti anche quando fingiamo di non vederla, è violenta e intollerante. Il cristianesimo invece, in questa utopia rispetto all'islam, è sempre il cattivo del film, opprimente e fuori moda.

Il paradosso è evidente: si applaude al burkini come simbolo di “liberazione”, ignorando che rappresenta un segno di oppressione femminile in molte culture islamiche. Mentre il cristianesimo viene dipinto come retrogrado e oppressivo, ogni critica all’islam radicale è trattata come intolleranza.

Il problema non è la religione islamica in sé, ma la sua declinazione radicale, che in Europa spesso si accompagna a un rifiuto esplicito dei valori occidentali: uguaglianza tra uomo e donna, libertà di espressione, tutela dei diritti individuali.

In parallelo, in Gran Bretagna sta nascendo un movimento politico inquietante: il “partito comunista islamico” guidato da figure come Jeremy Corbyn e Zahra Sultana, che unisce estremismo politico, radicalismo religioso e un’agenda dichiaratamente antisionista. Con sondaggi già al 10%, rischia di diventare l’ago della bilancia, come in Francia con Mélenchon.

 La miscela tra ideologia radicale e islam politico non è un problema solo britannico. Le stesse dinamiche si intravedono in certe piazze e periferie italiane, dove minoranze organizzate esercitano pressioni politiche e culturali.

L’Europa rischia di assistere a un lento ma costante sovvertimento delle sue basi culturali: rispetto della donna, centralità della famiglia, radici cristiane. Ignorare questo processo significa lasciare spazio a un’erosione silenziosa della nostra identità.

Difendere i nostri valori non è un atto di ostilità, ma di sopravvivenza culturale. Accogliere chi fugge da guerre e persecuzioni è dovere morale, ma permettere che l’estremismo metta radici è un suicidio collettivo.


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