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Un’opera intensa e commovente che trasforma una storia personale in un messaggio universale, restituendo dignità e riconoscimento a chi ogni giorno dedica la propria vita alla cura degli altri.
Un’opera intensa e commovente che trasforma una storia personale in un messaggio universale, restituendo dignità e riconoscimento a chi ogni giorno dedica la propria vita alla cura degli altri.
Con “La luce nella crepa”, Anselma Dell’Olio firma un cortometraggio che colpisce per delicatezza e forza narrativa. Presentato alla 82ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il film porta sullo schermo la storia di Luisa e Carla, due sorelle unite da un legame profondo e da una malattia che ridisegna il senso della vita.
Il corto affronta con realismo e poesia il tema dei caregiver familiari, figure troppo spesso invisibili ma essenziali nel tessuto sociale. Grazie a una regia sensibile e attenta, la vicenda privata diventa un racconto universale di resilienza, amore e sacrificio.
Chiara Caselli e Valeria Milillo offrono interpretazioni intense, capaci di dare corpo e voce a emozioni autentiche: la fatica, la fragilità, ma anche la capacità di rinascere attraverso l’accoglienza e il coraggio. Ogni dialogo e ogni silenzio sono un invito a guardare oltre la malattia, per scoprire la luce che filtra dalle crepe dell’esistenza.
Con una fotografia che amplifica i contrasti emotivi e una scrittura che alterna tensione e intimità, “La luce nella crepa” riesce a trasformare una breve vacanza alle terme in un viaggio interiore, dove la cura non è più solo un gesto unilaterale ma diventa reciprocità.
Il cortometraggio non è soltanto un’opera cinematografica, ma un manifesto sociale: richiama l’attenzione su milioni di persone che, nell’ombra, sostengono i propri cari con dedizione e amore. In questo senso, il lavoro di Anselma Dell’Olio assume un valore che va oltre lo schermo, restituendo visibilità e dignità a chi troppo a lungo è rimasto invisibile.
Un film che emoziona, commuove e soprattutto fa riflettere: perché davvero “c’è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce”.