Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
Prima della prof.ssa Maria Antonietta Aiello ad essere eletta come prima donna rettrice dell’Università della Basilicata nel 2014 è stata la prof.ssa Aurelia Sole, Ordinaria in Costruzioni idrauliche, Idrologia e costruzioni marine.
Prima della prof.ssa Maria Antonietta Aiello ad essere eletta come prima donna rettrice dell’Università della Basilicata nel 2014 è stata la prof.ssa Aurelia Sole, Ordinaria in Costruzioni idrauliche, Idrologia e costruzioni marine.
Subito dopo il conseguimento della laurea nel mese di maggio del 1984 in ingegneria civile presso la Facoltà di Ingegneria dell’UniCal, come borsista, ha lavorato presso l’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, iniziando subito dopo la sua carriera accademica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università della Basilicata, divenendo professore Ordinario nel 2006, accumulando numerose pubblicazioni scientifiche ed incarichi professionali fino ad essere nominata nel 2013 Prorettrice alla didattica e progetti internazionali dell’Università della Basilicata.
Un anno dopo con l’apprezzamento ed il sostegno del rettore in carica viene eletta nel 2014, quale nuova rettrice dell’Università della Basilicata per il sessennio 2014/2020.
Dal 2020 è componente del Consiglio di amministrazione del Consorzio interuniversitario Almalaurea; mentre terminato il suo mandato di rettrice dal mese di ottobre 2020 è Prorettrice dell’Università della Basilicata con delega alle funzioni relative alle pari opportunità e alle tematiche di genere. Ed infine è delegata del Mur al cluster3 Civil Security for society Commitee di Horizon Europe.
Ma entriamo nella conoscenza della sua personalità attraverso l’intervista che proponiamo a seguire
-Quali ricordi conserva degli anni di studio trascorsi all'Unical?
“Mi sono iscritta nel 1976. Allora si stavano completando i primi cicli di studi. Tutti i corsi si svolgevano nell’area del Polifunzionale. Al netto di un po’ di retorica, il tempo forse falsifica un po’ la nostra memoria, ma nel complesso di quel periodo ho davvero ricordi bellissimi. Intanto eravamo giovani e pieni di entusiasmo e di speranze. Si era consapevoli di vivere un’avventura in qualche modo speciale. Quella nostra università proponeva un nuovo modello, un nuovo modo di studiare ma anche di vivere nel complesso quell’esperienza.
Intanto il rapporto con i colleghi e con i docenti. C’era qualcosa di eroico e sperimentale che si avvertiva pienamente. In tutti gli aspetti della nostra vita, oltre allo studio. C’era forte e diffuso l’impegno politico. E poi il femminismo, la pratica che direi più di tutte ha indirizzato la mia vita. Insomma quell’idea di università a carattere residenziale, è stata davvero un incubatore di un modo di vivere oltre che di studiare e formarsi in modo eccellente.
Si stava all’università tutto il tempo, per frequentare i corsi, per studiare, per divertirsi, per giocare a ping pong con i colleghi cinesi, per discutere, per le infinite assemblee.
Nel complesso credo per imparare a guardare la società, in tutti i suoi aspetti, in modo critico. Il tutto con la garanzia di una formazione seria e solida. A quel tempo, infatti, si passava all’anno successivo e si poteva accedere al beneficio dei servizi gratuiti – per chi ne aveva diritto – solo se si superava un certo numero di esami.
E poi, in particolare, ricordo l’attività particolarmente vivace nel Dipartimento di Difesa del suolo, quello da me frequentato. E che divenne proprio febbrile, con il coinvolgimento pieno di noi studenti, in occasione del terremoto dell’80 in Irpinia-Basilicata. Ricordo in particolare la generosità dei volontari - docenti, studenti e tecnici del dipartimento - che sono partiti volontari per portare aiuto alle popolazioni colpite”.
-Lasciare la Calabria dopo aver acquisito la laurea è stato duro?
“La voglia di fare ricerca, di svolgere l’attività per la quale mi ero laureata, mi ha portato fuori dalla Calabria, molto presto. Del resto conosciamo bene questa dinamica poiché accade ancora oggi a tanti giovani. Ma del resto chi sceglie questo campo di attività mette in conto di doversi o addirittura volersi spostare. Nel mio caso ho lasciato la Calabria e un rapporto di lavoro importante che avevo – era il 1985 -, per inseguire il desiderio di occuparmi come ricercatrice di difesa del suolo, di ingegneria idraulica e di ambiente in generale, cogliendo le opportunità che si stavano creando in quella giovanissima università, nata proprio dopo il terremoto del 1980, intorno ad alcuni giovani ma già riconosciuti docenti. E infatti immediatamente si è creato un clima collaborativo e con la possibilità di avere molto spazio e molta autonomia anche per noi giovanissimi ricercatori”.
-Che rettorato è stato il suo, in una giovanissima università come quella della Basilicata nata nel 1982?
“Il periodo durante il quale ho svolto il ruolo di rettrice, dal 2014 al 2020, è stato un periodo molto complesso per il sistema universitario italiano, e in particolare per le università del sud. È il periodo dei forti tagli orizzontali, è il periodo della competizione per la distribuzione dell’FFO, con criteri giudicati poi incostituzionali e che non tenevano conto della collocazione geografica e della struttura socioeconomica dei territori. Insomma un periodo di vacche magrissime.
Questo sistema per i piccoli e giovani Atenei, soprattutto quelli del SUD e delle aree interne, è stato duro da sopportare, dovendo comunque rispondere, come gli altri, ai criteri di valutazione dell’Anvur (l’Agenzia di valutazione universitaria del Ministero): sostenere economicamente la crescita dell’Ateneo, e al contempo collaborare con i territori per incentivarne lo sviluppo economico. Attività che ho definito “quarta missione” e che oggi è inglobata nelle attività di terza missione istituita dal Ministero insieme alla didattica e alla ricerca.
Ed è proprio in questo ambito che ho accettato di dirigere, durante il mandato da rettrice, anche la fondazione per il progetto” Matera Capitale Europea della Cultura”, rilanciando le attività del progetto, portando Matera ad ottenere il premio Europeo Melina Mercouri e completando e inaugurando proprio nel 2019 il nuovo campus di Matera.
Insomma un periodo difficile, complesso ma che abbiamo superato con impegno e dedizione, coltivando un’idea di università davvero inclusiva a misura di studenti e studentesse, una comunità piccola ma vivacissima, che si è distinta per risultati scientifici di assoluto valore. Ricordo anche che per la prima volta con il supporto regionale abbiamo attivato dottorati industriali in collaborazione con le aziende, per un trasferimento tecnologico di tipo collaborativo.
In questo quadro ha costituito una grande soddisfazione l’apertura del corso di Laurea in Medicina, oggetto di continue discussioni nella comunità lucana, e che finalmente con il supporto della Regione Basilicata, è stato possibile poter attuare. Infine è arrivata la pandemia da covid-19, portando tutta la comunità accademica a riorganizzare didattica e ricerca in funzione delle continue disposizioni previste in materia. E anche a questa prova la comunità dell’UniBas ha dato risposta in maniera eccezionale. Come del resto, ad onore del vero, l’intero sistema universitario italiano”.
-L'Unical è chiamata ad eleggere il nono rettore nel momento in cui vive i suoi 54 anni di vita. C'è una parte della comunità di Ateneo che si aspetta una rettrice donna. Si sente di esprimere a questa corrente parole di incoraggiamento?
“Innanzitutto faccio i migliori auguri all’UNICAL per questo importante momento democratico che è la scelta del rettore/rettrice. L’università è un’istituzione millenaria che proprio nella democrazia del suo governo, nella libertà che guida le scelte legate alla ricerca, la rende malgrado i mille acciacchi, un’istituzione speciale, e infatti pericolosa secondo i nuovi oscurantismi che popolano il nostro tempo. Da qualche anno poi sulla scena di questo soggetto da guardare già con sospetto si aggirano poi le figure che da sempre sono viste con diffidenza, soprattutto quando si mettono in testa di rivendicare il loro diritto a esserci e essere visibili e contare: le donne. Nel periodo della mia elezione a rettrice, solo altre quattro colleghe sono state elette, a L’Aquila, a Milano Bicocca, a Cagliari, e all’Orientale di Napoli. Dunque cinque donne su 85 atenei associati CRUI.
Oggi le rettrici sono, mi pare 21, dunque un dato in netta crescita. Tra l’altro Università storiche come Roma e, caso incredibile, tutte le università milanesi, eleggono alla loro guida delle colleghe donne. Questo ci dice che qualcosa di importante sta accadendo nel sistema universitario italiano, e non solo ovviamente. Ma questo può accadere solo se le donne si mettono in gioco. Poi i tempi e i modi di questi cambiamenti dipendono da circostanze specifiche, da scelte personali, ma certamente sono in atto. Naturalmente ogni università poi, ha una sua storia, vive un suo particolare momento e specifiche circostanze, e in quelle circostanze si valutano opportunità e proposte per consentire una scelta democratica della comunità, e così sarà anche per UNICAL.
Del resto conta poi cosa le donne arrivate al potere facciano per consentire ad altre donne di poter affrontare ragionevolmente le sfide che le donne devono vincere nei loro percorsi di crescita e di carriera.
Con le mie colleghe, appena elette, abbiamo lavorato molto innanzitutto all’interno della CRUI, facendo nascere una commissione per le tematiche di genere, di cui ho promosso l’istituzione e che ho coordinato, per promuovere all’interno degli Atenei politiche di genere di contrasto al gender gap. Abbiamo redatto le linee guida per la stesura dei Bilanci di Genere delle università, per la redazione dei Gender Equality Plan, e per i documenti strategici che prevedono azioni specifiche nelle cinque aree di intervento individuate dalla Comunità Europea. Siamo riuscite anche a fare destinare una (piccola certamente) somma di 1 milione di euro nell’FFO da destinare a queste tematiche.
Io cerco di proseguire la mia azione in questa direzione. Attualmente sono prorettrice alle Pari opportunità del mio Ateneo, e con le colleghe delegate, con la rettrice Giovanna Spatari (UNIME) coordinatrice della commissione di Genere della CRUI e la presidente della CRUI Giovanna Iannantuoni (UniBicocca), stiamo rilanciando una serie di azioni in tutti gli Atenei, a cominciare dalle azioni per il contrasto alla violenza di genere. Ritengo che creare le condizioni affinché le donne abbiano il giusto spazio e i giusti riconoscimenti nella nostra istituzione, sia un lavoro quotidiano, che vada coltivato senza sosta, per consentire innanzitutto alle nostre studentesse di vivere la loro esperienza in università con libertà e consapevolezza”.