Per con...donare
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. (Vangelo secondo Luca).
di Sara Bruni
Giovedì 14 Ottobre 2021
Roma - 14 ott 2021 ()
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. (Vangelo secondo Luca).
Perdona. Condona, dona completamente. Donare in modo pervasivo invadendo tutto il resto. Il “perdono" deriva dal latino medievale e significa "due volte dono".

Il perdono è più grande del dono, è gratuito come il dono. Coprire una tabula scritta gettando una distesa di vernice bianca. Me lo immagino così il perdono. Ma quante volte si è poi riusciti a ricoprire tutto questo non è dato sapersi. Si butta sopra e poi si riscrive.

A volte ci sono grafismi che non si vorrebbero cancellare perché troppo belli, troppo articolati o troppo incisi.

Il perdono, in fin dei conti, non è altro che un dimenticare una colpa o un’offesa; è rimarginare, ricostruire ciò che era prima e ora non può più essere. E’ un non essere. E’ una trasformazione di un’idea che è stata danneggiata, oltraggiata e sporcata. Di un’immagine che è stata lesa, di un cuore che è stato ferito, di un impeto arrestato. E’ riportare a nuova vita.

Il perdono, altro non è che un’opportunità, un’enorme possibilità di un nuovo inizio. Dovrebbe essere un qualcosa che nessuno dovrebbe lasciarsi sfuggire. Già, perché, non capita di frequente il concedersi e potersi permettere di scrivere un nuovo capitolo. Dare forma ad un nuovo tutto. Per intensivamente, massimamente donare.

Il vero dono lo si fa a se stessi (tranne nel caso del condono fiscale, edilizio o tombale: in quel caso il dono proviene da altri).

Rimettersi in gioco. Iniziare un nuovo ciclo con qualcuno che vorremmo continuasse a scrivere insieme a noi. Ma perché non farlo altrove, scegliendo una nuova tavola? Perché continuare a voler scrivere utilizzando gli stessi colori? La chiave dell’essere umano è il sapersi rinnovare; saper tracciare una nuova linea temporale, immaginaria, discontinua. Quindi, per quanto ognuno di noi rechi dentro di sé un profilo di particolarità e unicità, è altrettanto ricco colui che mette alla prova la sua capacità di adattamento e messa alla prova. Nell’ambito giuridico, il perdono è una causa di estinzione del reato che viene concessa solo ai minori.

Si chiama "perdono" perché il giudice, anche se accertata la commissione del reato, assolve il minore con sentenza irrevocabile. Tuttavia, non viene cancellata ogni traccia: per fare questo serve la riabilitazione, ovvero la dimostrazione che il tempo abbia fatto in modo di cancellare ogni residuo del fatto commesso.

Tuttavia, esiste un altro intervento giuridico che richiama alla mente quanto appena esposto ed è la messa alla prova. Istituito, dapprima solo in ambito minorile con funzione di riparazione sociale ed individuale del torto connesso alla consumazione del reato, da qualche anno è stato esteso anche per gli adulti; è un dare una nuova opportunità a colui che, in presenza di determinati requisiti, possa, riparare o risarcire il danno cagionato alla vittima, mediante lavori di pubblica utilità non retribuiti.

E’ come fosse un dono non moltiplicato per due. Tutto sommato quando ci viene fatto del male questo deve essere rimosso. Non c’è spazio per le piaghe e le ferite. Allontanarsi e scacciare l’origine di un torto. Cancellare non è del tutto corretto perchè un uomo senza ferite è un uomo a metà che non ha portato con sé l’altro lato della medaglia del valoroso bene. Riabilitare in modo da consentire all’altro di tornare tra noi, accanto a noi, vicino a noi.

E chissà cosa ne penserebbe Narciso in proposito.

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