Silia Valente, al Regio di Parma una stella della lirica italiana

Incontriamo il soprano Silia Valente al teatro Regio di Parma, a due passi dallo storico Battistero, tra Piazza della Pace e Piazza della Pilotta, al numero 16 della strada che porta il nome di Giuseppe Garibaldi. È il tempio forse più sacro al mondo della musica verdiana.

di Pino Nano
Martedì 14 Giugno 2022
Parma - 14 giu 2022 (Prima Pagina News)

Incontriamo il soprano Silia Valente al teatro Regio di Parma, a due passi dallo storico Battistero, tra Piazza della Pace e Piazza della Pilotta, al numero 16 della strada che porta il nome di Giuseppe Garibaldi. È il tempio forse più sacro al mondo della musica verdiana.

La storia di questo mondo fantastico che è il Teatro Regio di Parma è anche la storia delle più grandi cantati liriche del mondo, che sono passate da qui e che qui, sulle tavole del Regio, hanno percorso e vissuto forse la stagione più esaltante della loro vita. Parliamo di Maria Callas, Rajna Kabaivanska, Maria Chiara, Montserrat Caballé, Magda Olivero, Katia Ricciarelli, Renata Scotto Rosanna Carteri, Mirella Freni, Edita Gruberová, Birgit Nilsson, Margherita Rinaldi, Antonietta Stella, Renata Tebaldi, Cecilia Valdenassi, Virginia Zeani.

Ognuna di esse, ricordiamo, rigorosamente accompagnata sul palcoscenico da tenori famosissimi come Luciano Pavarotti, José Carreras, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Franco Corelli, Carlo Bergonzi, Flaviano Labò, Rockwell Blake, Giacomo Aragall, Alfredo Kraus, e Gianni Raimondi.

Ma attenzione ragazzi, parliamo naturalmente anche dei più grandi maestri d’orchestra del mondo, Riccardo Muti, Claudio Abbado, Peter Maag, Riccardo Chailly, David Garforth, Carlo Felice Cillario, Zubin Mehta, Georges Prêtre, Bruno Bartoletti, Jurij Chatuevič Temirkanov, che è l’ultimo attuale direttore musicale.

-Silia, può bastare tutto questo a dare l’idea del suo nuovo mondo?

“C’è molto di più credo. Come si fa dimenticare i grandi ballerini che al Regio di Parma hanno vissuto lavorato e provato per anni? Da Rudol'f Nureev a Roberto Bolle, da Carla Fracci a Polina Semionova, allo stesso Leonid Sarafanov. Il Teatro Regio di Parma è la storia della musica, e non solo. È la storia della danza, e non solo quella. È soprattutto, e immagino che lei lo avverta stando qui, la storia del bel canto e non solo quello, al pari della Scala di Milano o della Fenice di Venezia”.

Silia Valente è una ragazza nata e cresciuta in Calabria, tra Cosenza e Spezzano Piccolo, 27 anni compiuti a ottobre scorso, una famiglia borghese alle spalle, un padre medico, Vinicio Valente, neurochirurgo molto conosciuto e amatissimo all’Ospedale Civile dell’Annunziata, e lei un grande sogno nel cassetto, quello di diventare appunto un soprano. Una passione, quella della musica lirica, che Silia si porta dentro da quando era ancora bambina e che oggi è diventata la realtà della sua vita quotidiana.

È da qui che parte il sogno di Silia Valente, un sogno che forse non smetterà mai di essere tale, ma è quanto basta per lei per tuffarsi nello studio intenso della musica, affrontando infiniti sacrifici, rinunciando a mille cose importanti della sua adolescenza, ma la scuola di musica ha le sue regole rigidissime e il bel canto ancora peggio.

-Silia la sua storia dimostra, quindi, che anche in una città come Cosenza si può anche iniziare, per poi volare altrove?

“Con me è stato così, e devo per questo un grazie particolare all’Associazione Culturale Polimnia, che ha curato gli spettacoli di Gala che ancora giovanissima mi hanno visto protagonista. E’ proprio nell’ambito di una masterclass organizzata dall’associazione Polimnia, che nel 2017 avviene il mio incontro con colei che sarà poi la mia insegnante di perfezionamento, il soprano Fiorenza Cedolins. Da qui, la svolta”.

-Da quel momento lei inizia a frequentare le sue prime masterclass importanti?

“Sì è vero, Milano, Lugano, Modena e infine Parma. Questo mi ha permesso di trarre preziosi insegnamenti sulla tecnica vocale improntata sull’emissione della voce teatrale, ma ho imparato soprattutto a come potenziare quelle che in teatro chiamiamo le capacità di introspezione nello studio dei personaggi”.

-Quand’è che ha scoperto che era stata presa al Regio di Parma?

“Qualche giorno dopo la prova finale. Suona il mio cellulare. Ero stata presa. Mi trovavo quel giorno in stazione a Bologna, aspettavo il treno per tornare giù in Calabria a casa, ed ero così incredula di quella notizia che avevo appena ricevuto che lanciai nel bel mezzo della stazione un urlo abbastanza imbarazzante. A fine Giugno del 2021, quindi, mi trasferisco a Parma e qui inizia la mia nuova avventura come allieva del Corso di Perfezionamento in repertorio Verdiano”.

Madrina d’eccezione dell’Accademia Verdiana è Renata Scotto, parliamo di una star della musica lirica italiana, una artista che alla fine del 1957 i grandi giornali raccontarono come la vera grande erede di Maria Callas. In quell’anno il Teatro alla Scala andò a Edimburgo per rappresentare La sonnambula proprio con Maria Callas, e dato il grande successo della prima si decise allora di aggiungere altre recite, ma la Callas aveva altri impegni e non poté cantare. Ecco allora che con solo due giorni di preavviso, il 3 settembre 1957, Renata Scotto venne chiamata a sostituirla. Fu un successo planetario quella sua interpretazione, e grazie al quale poi divenne una stella internazionale. Nel 1965 Renata Scotto debuttò con Madame Butterfly al Metropolitan Opera di New York, dove fu presente – raccontano gli appassionati di questo mondo- in 319 rappresentazioni fino al 1987, e poi ancora alla Royal Opera House di Londra con La traviata. E’ questo il clima con cui questi giovani esordienti si misurano ogni giorno della loro vita qui al Regio, dove sotto la guida della grande Renata Scotto gli allievi vengono affidati a insegnanti, professionisti e vocal coach specializzati nel repertorio verdiano, del calibro di Giovanna Casolla, Fiorenza Cedolins, Mariella Devia, Barbara Frittoli, Sonia Ganassi, Silvia Paoli, Anna Pirozzi, Roberto de Candia, Vincenzo De Vivo, Michele Pertusi, Giulio Zappa. Sono loro tra i docenti delle ultime due edizioni del corso. Lezioni individuali e di gruppo, masterclass dedicate a tutti gli aspetti che attengono all’interpretazione e alla gestione del profilo professionale di un cantante d’opera.

-Il ricordo più importante di questa sua stagione così felice?

“Certamente “Un ballo in maschera”. È stata l’opera inaugurale del Festival Verdi 2021, ma un altro bellissimo ricordo che ho nel cuore è quello di aver partecipato alla presentazione video “Vi racconto un ballo in maschera”, una produzione audio-visiva volta a presentare l’opera che da lì a poco sarebbe andata in scena a teatro e introdotta dai commenti della giornalista del Sole 24 ore Carla Moreni. La vada a vedere, forse capirà molto meglio tutto quello che le ho raccontato. È tutto in rete sul web, disponibile sul canale Youtube del Teatro Regio”.

-Mi pare di capire che è un tuffo nel mondo verdiano a 360 gradi?

“Vede, è difficile capirlo se non si vive a Parma. Nella città di Parma il periodo del Festival porta con sé un grande fervore. Tutti, ma proprio tutti, canticchiano Verdi, o se non cantano ne parlano, ne sentono parlare, magari dopo un pò qualcuno si snerva anche, ma non si può restare indifferenti al grande richiamo verdiano. È la città stessa che crea un richiamo, un’energia particolare, un’atmosfera unica al mondo. Sembra tutto costruito appositamente perché Verdi possa ritornare dall’aldilà sulla scena, possa ricomparire ai suoi concittadini, e non è neanche così raro, perché in realtà è anche capitato, di sentire echeggiare di notte per le strade “Viva Verdi!”. Mi creda, qui a Parla si vedono e si sentono anche delle simpatiche bizzarrie, che sono tipiche dell’esaltazione per un personaggio così monumentale come Verdi. Attenzione, che non disturbano, ma che anzi danno colore all’esperienza e al clima generale di questa città”.

-Possiamo dire che Silia Valente ha trovato a Parma il suo angelo custode?

“Le dico solo questo, che l’Accademia Verdiana, e la città di Parma in generale, è stata per me quell’esperienza che mi ha insegnato che nella vita può irrompere qualcosa di sconvolgente. Poi non è detto che vada tutto bene, ma è il cambiamento stesso, con tutto ciò che comporta il germe della nostra crescita. Parma e il Regio per me sono stati un cambiamento radicale della mia vita. Un giorno sei nella tua cameretta che studi le arie di Verdi pensando “ma mi prenderanno mai? Chissà”, e due settimane dopo ti ritrovi a perfezionarle proprio lì, in quel teatro che di Verdi vive odora profuma e parla. È stato davvero molto sconvolgente, così come lo è stato immergermi nella realtà di una città nuova, affascinante, singolare, lunare e solare al tempo stesso. Forse un pò “croce e delizia”! ma di certo, d’ora in avanti, un posto ben definito nel mio cuore. La mia nuova Itaca”.


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