Ucraina, la guerra ci ha fatto dimenticare lo spettro del #Covid

Fa più paura la guerra o il Covid, e perché del Covid ormai non si parla più? Tutto risolto davvero?

di Gregorio Corigliano
Lunedì 21 Marzo 2022
Roma - 21 mar 2022 (Prima Pagina News)

Fa più paura la guerra o il Covid, e perché del Covid ormai non si parla più? Tutto risolto davvero?

Mentre pensiamo ancora al Covid, pur in fase calante –a leggere le cronache- ecco che la nostra attenzione è catturata dalla guerra Ukraina-Russia.

E se prima i telegiornali tutti, su trenta dedicavano almeno ventidue minuti se non di più, al maledetto virus che ci ha fatto perdere due anni di serena libertà, adesso non basta più l’intero tg a coprire i fatti che accadono soprattutto in Ukraina, il paese invaso dai soldatini russi di Putin. Non avevamo e non abbiamo finito di essere preoccupati dal virus della corona, che ancora ci affligge tanto che, senza mascherina e green pass, siamo bloccati, più o meno, in casa.

Ed ecco che dal 24 febbraio, pur con lungo preavviso, che si può far risalire addirittura ad otto anni or sono, la nostra attenzione è catturata da Kiev e dintorni. Che significano senti e trema, droni, bombe, missili, lacrime, sangue, fughe, bambini in lacrime, mancanza d’acqua, cibo, freddo. E chi, in patimenti, sofferenze, dolori, più ne ha e più ne metta. Col covid abbiamo a che fare con preoccupazione ed attenzione, con l’invasione e la guerra (noi possiamo parlarne, a differenza dei giornalisti russi) le cose sono più gravi.

E dire che col Covid registri le sofferenze di chi lo prende e l’ansia di parenti e vicini. Con la guerra, invece, assisti – sia pure attraverso il mezzo televisivo e le parole dei coraggiosi colleghi e colleghe, che a sprezzo di ogni pericolo – onore al merito- vivono la scansione del loro tempo e raccontano minuti di sofferenze altrui, e qualche volta, proprie.

Col Covid è vero che vivevi e vivi di sentito di dire, l’hai saputo che, mettiti la mascherina, lavati le mani, con la guerra spesso vedi persone, badanti, colf, conviventi, qualche volta amanti, in lacrime e, comunque, sempre intenti a fare videochiamate e telefonate, a tutte le ore.

Mani legate, in un caso e nell’altro. Vogliamo paragonare una cosa con l’altra?

Il coronavirus ha attaccato tutto il mondo e non si sa quando finirà e quanto sia pericoloso e, spesso, mortale, ce lo dice ogni santo giorno il bollettino diffuso dal generale Figliuolo, o direttamente o indirettamente attraverso i suoi collaboratori. Certo a volte non siamo usciti di casa, non siamo andati a lavorare, ci hanno dato la dad per i figli ma accendevamo comunque la televisione per saperne di più e stavamo attenti con figli e parenti a non far attaccare il virus.

Con la guerra – a parte la battuta spiritosa del detto “la guerra è guerra” per indicare che in quel periodo tutto era lecito, viviamo, chi più chi meno con l’ansia di quando finirà per far cessare la preoccupazione e tornare a guardare le fiction di Doc e della Savino-avvocatessa, senza patemi, senza essere costretti ad andare a letto dopo che l’infaticabile Maggioni ci ha dato le notizie della mezzanotte.

E comunque, per chi non dorme, c’è chi con la radiolina a letto, con cuffia auricolare ascolta i GR di Paolo Salerno che ha trasmesso finanche da Leopoli, e l’infaticabile Giorgio Zanchini che si sposta sui luoghi del batticuore, con la sua immancabile “Radio Anch’io”, con il direttore Vianello che a tutti fa da supporto morale. Almeno!

Ma è meglio, si fa per dire, la guerra o il Covid? Cosa temiamo di più, Putin o il virus che sembra essere più potente della guerra se non fosse per gli scienziati, gli studiosi, i più votati al sacrificio ed all’amor?  E se il Covid ha portato alla morte sedici milioni di persone, la guerra ci porta a prendercela con qualcuno di fisico, tal Putin che decide, senza titolo, per tutte le vite umane. Può l'egoismo, il nazionalismo, l’odio, la voglia di potere autorizzare quell’uomo(?) a far (non)vivere le persone?

Lo Stato, scrive da par suo Zagrebelski, non può astenersi dall’adottare politiche e misure per difendere la salute e la vita dei cittadini, ed infatti, lo ha fatto e lo sta facendo. Gli Stati però, in una maniera o nell’altra devono pur fermare l’innominabile guerrafondaio moscovita. Non possiamo passare i giorni con l’ansia del batticuore!


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