Ucraina, Tajani: "Non stiamo per entrare in guerra"

"Stiamo lavorando con i Paesi arabi, Algeria, Egitto e Tunisia, perché possano spingere Hamas a trovare un accordo, e cerchiamo insieme a Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia di spingere perché non ci sia l’attacco a Rafah".

(Prima Pagina News)
Martedì 07 Maggio 2024
Gorizia - 07 mag 2024 (Prima Pagina News)

"Stiamo lavorando con i Paesi arabi, Algeria, Egitto e Tunisia, perché possano spingere Hamas a trovare un accordo, e cerchiamo insieme a Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia di spingere perché non ci sia l’attacco a Rafah".

L'Italia non sta entrando in guerra e non invierà alcun soldato in Ucraina. Così il Vicepremier e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Gorizia per la terza edizione del Festival del Cambiamento.

“Non dobbiamo favorire un’escalation di comunicazione come fossimo a un passo dalla guerra mondiale perché non lo siamo. Tra una situazione complicata e l’essere a un passo da una guerra mondiale ce ne corre”, dice.

“Non siamo in guerra con la Russia”, spiega. “Il materiale militare che inviamo serve all’Ucraina per difendersi e l’Ucraina si è impegnata a non usare nessuna arma che viene dall’Italia in territorio russo. Noi condanniamo l’invasione dell’Ucraina, il mancato rispetto del diritto internazionale e chiediamo che ci sia una pace giusta con il ritiro delle truppe di occupazione”, aggiunge.

Per quanto riguarda il Medio Oriente, evidenzia: “Stiamo lavorando con i Paesi arabi, Algeria, Egitto e Tunisia, perché possano spingere Hamas a trovare un accordo, e cerchiamo insieme a Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia di spingere perché non ci sia l’attacco a Rafah e si giunga a un cessate il fuoco, per riportare a casa gli ostaggi e portare aiuto alla popolazione palestinese. L’attacco porterebbe troppi morti e ciò non va nella direzione della linea italiana”.

Inoltre, ricorda, sono stati stanziati 5 milioni di euro per i palestinesi a Gaza. “Siamo amici di Israele – ha proseguito – ma siamo favorevoli a uno Stato palestinese che conviva con Israele in pace con un mutuo riconoscimento tra i due Paesi”.

In merito, invece, agli attacchi condotti dagli Houthi nel Mar Rosso, il Ministro sottolinea che, ad oggi, i danni subìti dai porti italiani sono di entità minore rispetto a quanto si temeva, ma bisogna prestare attenzione, perché la situazione comporta rischi per l'economia: “Il 40 per cento dell’export marittimo passa da Suez e una fetta importante delle nostre esportazioni è quindi condizionata dal passaggio nel Mar Rosso. I costi del trasporto marittimo stanno aumentando perché aumentano i costi delle assicurazioni e c’è un calo dell’attività portuale”, spiega Tajani. “I porti più a rischio sono quelli di Gioia Tauro, Brindisi, Taranto, Genova e Trieste. I danni sono minori rispetto a quelli temuti, ma bisogna vigilare”, aggiunge.

Per quanto riguarda, infine, la tutela dell'ambiente, secondo Tajani, nel corso degli ultimi 5 anni l'Europa ha preso decisioni ideologiche, che non aiutano a combattere il cambiamento climatico, decisioni “dannose per un Paese come il nostro che ha un’economia basata su industria, agricoltura ed esportazione. Fissare obiettivi irraggiungibili significa favorire la delocalizzazione in luoghi in cui non ci sono regole sulle emissioni di CO2 e rendere meno efficace la lotta contro il cambiamento climatico”.

Per Tajani, invece, bisogna “dare regole che possono essere rispettate e preparare alternative per l’industria e l’agricoltura basate sulla tecnologia. Dobbiamo porci il tema dell’energia e lavorare perché nel medio-lungo termine, abbandonando carbone e altre fonti energetiche fossili, si possa sempre più scegliere il nucleare di quarta generazione e le rinnovabili. Mi auguro - conclude Tajani - che il prossimo governo europeo possa essere protagonista nella lotta la cambiamento climatico con obiettivi raggiungibili, perché si possa creare un matrimonio tra industria e ambiente”.


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