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In programma tre mostre fino al 23 novembre.
In programma tre mostre fino al 23 novembre.
In occasione della 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, ACP Palazzo Franchetti by Fondazione Calarota è felice di accogliere i visitatori all'interno dei suoi preziosi spazi con una ricca programmazione culturale.
Negli affascinanti spazi del Secondo Piano Nobile la retrospettiva sull'opera di Mattia Moreni dal titolo Mattia Moreni. “Gli oggetti le cose pensano in silenzio” (in programma fino al 27 luglio) si inserisce perfettamente nel tema della 19. Mostra Internazionale di Architettura incentrato sui diversi tipi di intelligenza, tra cui quella artificiale.
L'arte visionaria, anticonformista, impetuosa e vulcanica del prolifico artista italiano viene presentata al pubblico attraverso una grande mostra a cura di Roberta Perazzini Calarota composta da una selezione di più di 30 opere, molte delle quali di grande formato. I dipinti esposti ripercorrono l'instancabile ricerca dell'artista, a partire dalle sperimentazioni di stampo cubista degli anni Cinquanta, passando per la grande stagione Informale e le caratteristiche “Angurie”, ciclo con cui si presenta nella sala personale a La Biennale di Venezia che gli viene dedicata nel 1972, per poi concentrasi con un esteso approfondimento sull'ultima fase della sua produzione, dedicata agli "Umanoidi”.
É con queste opere che l'artista, già a partire dagli Anni Ottanta, porta avanti con grande lucidità e intuizione una riflessione sull'impatto della tecnologia e dell'informatica - denominata elettronica con il linguaggio dell'epoca - nella nostra quotidianità e nella pratica artistica, che non solo anticipa l'attuale dibattito sull'intelligenza artificiale, ma rende anche la sua opera la prima a confronto con l'innovazione dei giorni nostri.
Un ciclo che consacra Moreni come un autentico precursore, che ha saputo capire con grande anticipo la direzione, non affatto scontata all'epoca, in cui la nostra società si sarebbe mossa a gran velocità nei decenni successivi.
Il respiro internazionale che caratterizza da sempre la programmazione culturale di ACP Palazzo Franchetti by Fondazione Calarota continua negli spazi del piano mezzanino, dove la mostra "Graham Sutherland. Bittersweet" (in programma fino al 27 luglio) presenta uno tra i maggiori innovatori della pittura britannica contemporanea, definito il Damien Hirst dei suoi tempi.
A cura di Roberta Perazzini Calarota e con il patrocinio dell'Ambasciata Britannica di Roma, l'esposizione indaga alcuni dei temi più cari all'artista – la natura con i suoi paesaggi immersi nel verde e il mondo animale – attraverso un nucleo di importanti opere ad olio e acquarelli e un'accurata selezione di litografie appartenenti ai più noti cicli dell'artista, tra cui spicca il famoso “Il Bestiario”.
Sempre in bilico tra reale e immaginario, le creazioni misteriose di Sutherland si muovono a latere del surrealismo e ci immergono in un “magico disagio”, per usare le parole di Francesco Arcangeli, caratterizzato da allusive metamorfosi e dalla tensione di forze opposte che, nel loro equilibrio sempre instabile, danno vita a un “giallo” di cui non conosceremo mai la conclusione.
Infine, nei ricercati spazi del Primo Piano Nobile è ospitato il Padiglione del Qatar, che segna la prima partecipazione ufficiale del Qatar alla Biennale di Architettura. Per questa importante occasione viene presentata la mostra dal titolo "Beyti Beytak. My home is your home. La mia casa è la tua casa" (in programma dal 10 maggio al 23 novembre). Articolata in due sezioni, essa esplora come le forme dell’ospitalità sono espresse nell’architettura e nei paesaggi urbani del Medio Oriente, Nord Africa e Asia Meridionale (Menasa).
L’esposizione indaga in che modo l’architettura moderna e contemporanea risponda alle esigenze della comunità e reinterpreti il senso di appartenenza. Realizzata da Qatar Museums e organizzata dal futuro Art Mill Museum con il supporto di ACP Art Capital Partners, Beyti Beytak include anche un’installazione ai Giardini della Biennale.
La mostra presenterà il lavoro di oltre 30 architetti, molti dei quali non hanno esposto in precedenza a Venezia. Indagando tre generazioni di architetti che hanno lavorato nella ragione Menasa, l’esposizione include disegni, fotografie, modelli e un’importante documentazione di archivio.
Attraverso questi materiali, Beyti Beytak esplorerà temi interconnessi, tra comunità e appartenenza, organizzati in sezioni dedicate alla rivisitazione dell’oasi, di alloggi urbani, centri comunitari, moschee, musei e giardini. Una sezione si concentrerà anche sull’architettura e sull’urbanistica di Doha, includendo numerose porte della città vecchia restaurate con il supporto dell’Aga Khan Trust for Culture.