Verso le elezioni, Letta, Calenda e il grande coraggio di Matteo Renzi

Il dado è tratto. Calenda ha ceduto alle lusinghe di Letta ed ha sottoscritto il patto di collaborazione elettorale definitivo (?) con l’area di centro sinistra.

di Gregorio Corigliano
Mercoledì 03 Agosto 2022
Roma - 03 ago 2022 (Prima Pagina News)

Il dado è tratto. Calenda ha ceduto alle lusinghe di Letta ed ha sottoscritto il patto di collaborazione elettorale definitivo (?) con l’area di centro sinistra.

Dopo un tira e molla durato settimane il leader di Azione è sceso a miti consigli e, fatti due conti, ha ritirato la voglia che ha avuto fino all’ultimo momento di misurarsi da solo (con Renzi?) nella competizione elettorale del 25 settembre. Anziché seguire Battiato “cerco un centro di gravità permanente”, ha preferito il proverbio di sempre “l’unione fa la forza”.

Battiato ha sempre lanciato un desiderio a cui aspirare, il proverbio, invece, si è dimostrato essere sempre vero. Difficilmente si può dimostrare il contrario. Anche in politica? Certo. In quanti non si sono sforzati nel sostenere che il voto non puzza? L’ultimissimo esempio, ma ce ne sono stati tanti altri, è venuto da Cuffaro e Dell’Utri che pur condannati con sentenze passate in giudicato, sia pure a pena scontata, non hanno esitato a scendere nell’agone politico e sostenere il neosindaco di Palermo Lagalla.

Quanti hanno gridato allo scandalo! Inutilmente, però. Cuffaro ha addirittura avuto un assessore in giunta. E nell’accordo Letta-Calenda, allargato a +Europa della Bonino-Della Vedova (con -forse- Fratoianni, Bonelli e le ministre sempre verdi Gelmini e Carfagna ed il “democristiano, battezzato da Tabacci, Di Maio) qual è stato il punto di incontro?

A giudicare dai fatti illustrati il fatto che dal campo avverso non ci siano stati, almeno fino ad aggi, marchiane differenziazioni. Tutti danno per scontato e valido il patto sottoscritto: se Meloni ed il suo partito vinceranno le elezioni la pasionaria romana sarà leader di governo. Cioè dovrà avere l’incarico dal presidente Mattarella. E questo è da vedere, dice Alessandra Ghisleri, la sondaggista di Berlusconi, “la partita è più che aperta”. E Letta si è autodefinito il “front-man” della coalizione.

Tutto definito? Non sembra, anche se il “grosso” è chiuso. Si andrà, dunque ad  una partita a due Meloni-Letta, come fu con Prodi-Berlusconi, senza andare ancor più dietro nel tempo.

E Matteo Renzi quale ruolo avrà? Aveva ed ha minacciato e promesso che avrebbe affrontato da solo le elezioni. “Vogliono perdere” ha sibilato Renzi, con riferimento all’accordo Letta-Calenda, con l’appoggio della ministra Bonetti che, senza polemica, ha augurato buon vento al leader di Azione, rilevando come a suo parere, abbia perso una occasione storica. E cioè la creazione del terzo polo di centro che, pure, aveva destato attenzione. Viene da chiedersi se è Renzi oggi a dover “star sereno” o ancora una volta – mutuando le parole del senatore fiorentino- o lo stesso Calenda che tra il centro e l’unione, non prodiana, con Letta, ha preferito quest’ultima.

Appare molto strano come dall’interno del Pd abbiano scelto il silenzio quanti si sono sempre detti filorenziani. Esempio. Marcucci, Guerini, Lotti, Orfini. E’ questione di candidature nell’uninominale o convincimento dell’utilità dell’accordo? E’ un fatto, però, che sia dal versante della nuova Unione di centro sinistra che da Italia viva di Renzi si sostenga di voler proseguire sulla linea dell’agenda Draghi. L’ex presidente della Bce ed ex presidente del consiglio non si è pronunziato e mai lo farà.

Farà bene o male Renzi a correre da solo? Questo è il punto da verificare. Non c’è altro sistema che aspettare le elezioni o qualche altro sondaggio, fino a quando si possono fare, per capire di più e meglio. Una domanda sorge spontanea, però. Se l’accordo prevede il 70% dei seggi, all’uninominale, ed il 30 % ad Azione perché si è scelto di non coinvolgere anche Renzi nell’accordo. E’ stata una scelta del leader di Italia Viva o c’è stato un “non possumus “ o non volemus ) fatto fischiare al tavolo della conferenza stampa risolutiva dell’accordo? Se Renzi, come tutto lascia prevedere, su cosa basa la decisone di correre da solo? Un conto sarebbe stato con Calenda, conto diverso, in politica come nella vita, è la solitudine, in questo caso di partecipare ad una gara elettorale di un Paese, potenza industriale nel mondo, come ha dimostrato da ultimo Draghi.

E’ questione di coraggio, e Renzi lo ha tutto intero. Ed anche di più. Anche se a volte non basta.            


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