Carlo Cerrato, “Milli, una donna”, la vita della giornalista Emilia Cardona
Una vita, come un romanzo. “Non solo la moglie di...”. Chi era davvero Emilia Cardona? A mezzo secolo dalla scomparsa, per la prima volta, la ricostruzione della figura di Emilia Cardona, la giovane giornalista della "Gazzetta del Popolo" di Torino che nel 1929 sposa a Parigi il famoso pittore Giovanni Boldini, ottantasettenne e che oggi grazie al saggio di Carlo Cerrato torna di grande attualità.
di Pino Nano
Lunedì 08 Maggio 2023
Roma - 08 mag 2023 (Prima Pagina News)
Una vita, come un romanzo. “Non solo la moglie di...”. Chi era davvero Emilia Cardona? A mezzo secolo dalla scomparsa, per la prima volta, la ricostruzione della figura di Emilia Cardona, la giovane giornalista della "Gazzetta del Popolo" di Torino che nel 1929 sposa a Parigi il famoso pittore Giovanni Boldini, ottantasettenne e che oggi grazie al saggio di Carlo Cerrato torna di grande attualità.

“Mi piacciono i libri che parlano di libri e di giornali. Così ho deciso di scriverne uno anche io. Pensavo di raccontare la storia di una donna come un reportage, come un'inchiesta. con frammenti di libri e giornali al posto delle voci, per dimostrare una tesi: Emilia Cardona non è stata solo la moglie di.. “.

Carlo Cerrato che le ultime generazioni di giornalisti conoscono come uno degli uomini chiave della RAI in Piemonte, essendo stato lui autorevolissimo Caporedattore della TGR a Torino, è in realtà anche la memoria storica della Gazzetta del Popolo, dove Carlo ha lavorato per lunghi anni prima di approdare in Rai. E in questa sua veste ha appena dato alle stampe “Milli, una donna” un libro scritto per “Gente&Paesi e che ricostruisce la vita e la storia personale e professionale di una grande giornalista del tempo, Emilia Cardona, “Prima donna corrispondente di un giornale italiano a Parigi, una donna rimasta pressoché sconosciuta, benché protagonista per oltre mezzo secolo delle cronache artistiche, tra Francia e Italia, spunta un personaggio inedito. Una vita complessa, tra fuga e bisogno di radici, impegno dalla parte delle donne, dedizione totale alla figura materna e rapporto contraddittorio con il mondo maschile. Tra cronaca e letteratura”.

-Direttore, ma perché proprio la sua storia?

Perché è la storia sorprendente di una ragazza di campagna, nata a Costigliole d'Asti ne11899, che pretende di studiare. Pubblica il primo libro a 21 anni a Torino, a 25 scrive da Parigi per uno dei più importanti quotidiani italiani dell'epoca. A 27 anni collabora con "L'Intransigeant", maggior giornale della sera parigino, a 29 sposa il grande pittore protagonista della Belle Époque che, due anni dopo, la designa sua erede universale.

-Affascinante come storia?

Assolutamente di più. Una vita come opera d'arte, tra formazione cattolica, velati ideali socialisti giovanili poi, un percorso travolgente e complesso tra ascesa e declino del fascismo, grande lavoro editoriale e di promozione, dal dopoguerra oltre it boom economico. Quattro matrimoni, due volte vedova. Cinque romanzi, due in francese e tre in italiano, una biografia in tre versioni, numerosi libri d'arte. Una vita dedicata alla scrittura, alla pittura e alla valorizzazione postuma delle opere e della memoria del Maestro, nel rispetto delle sue volontà, tra Torino, Parigi, Pistoia e Ferrara.

-Come nasce in realtà questo libro?

Nella stagione della post verità, dell’informazione che sconfina nella comunicazione, della cultura che si confonde con il mercato, è sempre più facile dimenticare, confondere, sovrapporre, perdere il contatto con le fonti. E dove domina il copia-incolla,è un attimo manipolare e spacciare errori che si ripetono per dati certi. Da vecchio cronista che ha respirato la vita della redazione della "Gazzetta", come la protagonista del libro, mi sono divertito a riesumare ritagli, collezioni e microfilm che mi hanno anche restituito ricordi e sensazioni che, chi non ha passato notti nel frastuono di una tipografia, dove si componeva a piombo fuso e si urlavano improperi per superare Il frastuono delle Linotype, forse non può percepire come significativi”.

-Qual è la vera chicca di questo libro?

Chissà chi ha passato la notizia d'agenzia della morte di Emilia Cardona quella sera del luglio 1977, in corso Valdocco? Forse io stesso. C'era un errore nel lancio e tale è rimasto. Diceva: nata a "Castiglione d'Asti", anziché "Costigliole d'Asti". Può succedere. Il fatto grave è che l’errore si è ripetuto per decenni su tanti libri d'arte e siti Internet. La "Gazzetta" dedicò alla notizia solo un titolo a una colonna. "La Stampa" invece corresse l'errore e le riservò un articoletto a tre colonne, in terza pagina, impaginato sotto un elzeviro del Professor Alessandro Passerin d'Entreves, dedicato ad un saggio di Norberto Bobbio su trent'anni di cultura a Torino.

-Come ha ricostruito le varie stagioni di Emilia Cardona?

Come in ogni inchiesta, ho seguito un percorso, tra tanti possibili, per dimostrare una tesi con fatti, testimonianze, documenti, testi della protagonista. Solo questo. Ho fatto parlare altri e limitato al minimo le mie opinioni. Non pensavo ad una vera e propria biografia. Mi sono limitato alle fonti edite ed a far parlare una serie di testi. Per portare in primo piano e rimettere a fuoco la figura complessa di una donna. Che non è stata soltanto "la moglie di…".

Veniamo all’autore. Carlo Cerrato (Portacomaro-Asti, 1951)-Giornalista professionista dal 1978. Ha lavorato alla "Gazzetta del Popolo" dal 1976 al 1980. Redattore e caposervizio nella redazione Rai a Torino dalla nascita del Tg3 al 1992. È stato poi Caporedattore regionale per la Valle d'Aosta, dal 1992 al 1998, Assistente del Direttore del Tg3 per i rapporti con le Tv delle Regioni di frontiera, Caporedattore regionale per la Liguria dal 2000 al 2007, quindi Caporedattore centrale per il Piemonte dal 2007 al 2013. È stato inoltre responsabile delle trasmissioni nazionali Tgr Leonardo (RaiTre), Ambiente Italia (RaiTre) e Montagne (RaiDue). Ha pubblicato numerosi libri tra cui "La televisione del Villaggio" (Daniela Piazza, 1993), "L'Ulivo di Argostoli" (De Ferrari, 2003), "Mani Bianche Zona Rossa"(Erga, 2021). Amministratore locale e promotore di eventi culturali, e Segretario Generale della Fondazione Giovanni Goria e Presidente della Fondazione Gente&Paesi. Un protagonista del giornalismo contemporaneo.


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