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A 40 anni dalla scomparsa l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani invita a restituire profondità all’opera di Italo Calvino e sottrarla alle flebili ali della leggerezza.
A 40 anni dalla scomparsa l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani invita a restituire profondità all’opera di Italo Calvino e sottrarla alle flebili ali della leggerezza.
Un grande moralista animato da una costante ricerca di rigore e da una responsabilità che fonda la moralità e dà peso a ogni parola, che andrebbe restituito oggi alla sua profondità etica e poetica, ben oltre le “flebili ali della leggerezza”.
In questo modo il Presidente della Treccani, Carlo Maria Ossola, invita a rileggere Italo Calvino e a sottrarlo alle letture semplificate che ne hanno ridotto la complessità a una leggerezza corriva, lontana dalle sue autentiche preoccupazioni, nella voce Letteratura di Treccani Cento, la nuova Appendice dell’Enciclopedia Italiana, la XI.
Celebrare oggi Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985) significa fissarne la presenza nel suo secolo, e, insieme, riconoscere per il nostro tempo la lezione di uno scrittore che dichiarava di aver scelto “un’immaginazione e un linguaggio siderali” per raccontare situazioni tipicamente umane con il distacco dell’astronomia.
Un distacco che - scriveva nelle Cosmicomiche - non nasceva dal desiderio di evasione dalla realtà storica, ma dalla volontà di vederla più a fondo, assumendo “il punto di vista di chi contempla una prospettiva di secoli”.
Un autore fantascientifico ma alla rovescia, proiettato verso il più oscuro passato e non verso la conquista della scienza futura. La lezione di rigore che Calvino ci offre e che anima La memoria del mondo (1968), riaffiora nell’ultima intervista concessa a Maria Corti, quando riconosce come filo conduttore della sua formazione “l’avventura e la solitudine d’un individuo sperduto nella vastità del mondo, verso una iniziazione e autocostruzione interiore”.
Una istanza etica che resta intatta e attuale se si considera che fin dagli anni del dopoguerra Calvino si confrontava con Elio Vittorini affermando la necessità di una “moralità nell’impegno, d’una libertà nella responsabilità che mi sembrano l’unica moralità, l’unica libertà possibili”. E per il quale la gravità della situazione richiedeva, allora come oggi, spirito analitico, senso della realtà, responsabilità delle conseguenze di ogni azione, parola, pensiero.
Da qui l’invito di Ossola a restituire all’opera di Calvino la sua vera profondità e sottrarla alle flebili ali della leggerezza.