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Erano gli anni ’80, e immagino che i cronisti più giovani oggi non sappiamo molto di quella fase così esaltante della vita dei calabresi, ma fu davvero una delle stagioni più vive del mondo del giornalismo calabrese. Non solo calabrese. Anche di quello siciliano, di quello pugliese, campano e lucano.
Erano gli anni ’80, e immagino che i cronisti più giovani oggi non sappiamo molto di quella fase così esaltante della vita dei calabresi, ma fu davvero una delle stagioni più vive del mondo del giornalismo calabrese. Non solo calabrese. Anche di quello siciliano, di quello pugliese, campano e lucano.
40 anni fa, primi mesi del 1982, sulle reti di Telespazio Calabria, rigorosamente in diretta e puntualmente ogni giorno dalle quindici alle diciannove, dagli studi televisivi di Catanzaro, che allora erano alloggiati in uno stabile appena dietro l’Arcivescovado, in fondo alla scala che portava a Via De Filippis, va in onda la prima puntata di “Filo Diretto”, un programma che rivoluziona l’informazione televisiva regionale e che vede protagonista un uomo che prima d’allora nessuno conosceva in Calabria. Il suo nome era Tony Boemi.
Ma partiamo dall’inizio, il che vuol dire partire dalla storia personale di Tony Boemi, e dalla sua straordinaria capacità manageriale, che nel giro di pochi anni diede corpo e vita al grande impero mediatico che Tony Boemi, allora, chiamava semplicemente “Telespazio”. Quando io incominciai a lavorare per lui e con lui, eravamo rigorosamente ogni giorno in diretta, io avevo solo venticinque anni, e anche mille sogni nel cassetto.
Tony era un “siciliano per errore”. Era nato a Catania, nel 1931, quasi per caso, perché in Sicilia rimase pochissimi anni. Trascorse invece gran parte della sua vita in Calabria dove, nel giro di meno di dieci anni, dal 1970 al 1980, diventò nei fatti il personaggio più popolare, più amato, e più raccontato di questa regione, già allora così povera, e così davvero assai lontana dal mondo dello show business. Ricordo che quando per la prima volta il suo nome, Tony Boemi, comparve sugli schermi televisivi, molti in Calabria pensarono si trattasse di uno scherzo. Proprio così, di uno scherzo appositamente costruito, e straordinariamente “montato”, per fare pubblicità alla sua RTC, era la prima televisione storica che in quegli anni incominciava a trasmettere via etere in Calabria. Ma ci sbagliavamo tutti. Dal 1982, ogni giorno dell’anno, senza mai una sola interruzione, migliaia e migliaia di calabresi accendono la televisione e ritrovano, ogni pomeriggio di ogni santo giorno, Natale e Capodanno compresi, l’immancabile Tony Boemi, sempre al suo posto, con questa sua faccia che era la negazione della televisione patinata, con questa sua cravatta sottilissima, dai colori sgargianti, che gli pendeva sbilenca dal collo, dettagli di poco conto che col passare degli anni però hanno fatto di lui il mitico conduttore di Filo Diretto, una trasmissione che entrò nel cuore della gente come un fulmine a ciel sereno, perché per la prima volta in Calabria una piccola televisione privata portava finalmente nelle case di centinaia di migliaia di persone i problemi piccoli e grandi di una regione e di una comunità pesantemente oppressa dalla miseria, piegata dall’isolamento dal resto del Paese, e vissuta da un sentimento generalizzato di solitudine sociale. Già allora gli analisti dell’ISTAT ci dicevano che la Calabria era la Regione-Fanalino-di-coda-d’Italia.
Il Filo Diretto che Tony Boemi si era inventato a sua immagine era una sorta di confessionale aperto, dove ognuno aveva la libertà e la possibilità di raccontare la sua storia personale. Era una trasmissione senza censura, aperta a chiunque chiedesse di partecipare, senza filtro alcuno, e soprattutto senza nessuna mediazione da parte degli autori del programma. Ma semplicemente perché il programma non aveva degli autori. Il programma nasceva giorno per giorno, quasi per caso, costruito sulle telefonate della povera gente, che chiamava in diretta, che parlava con Boemi come se parlasse con il proprio amico più caro e più fidato o con il proprio sacerdote, e in presa diretta la gente raccontava le proprie vicende personali, i propri drammi familiari, denunciava i soprusi subìti, le angherie sociali vissute per anni in silenzio, le negazioni le frustrazioni e i rifiuti che hanno intrecciato e violentato le storie private di intere generazioni. Un programma cult, diremmo oggi, che andrebbe recuperato, analizzato, archiviato secondo i canoni più tradizionali della sociologia moderna, perché affrontava e sviscerava anche i grandi temi sociali del momento, e che oggi finalmente è possibile ancora riassaporare in pillole sul web grazie ad un blog, Telespazioamarcord.it, che un bravissimo giornalista come Nico De Luca ha sapientemente costruito perché la “memoria non ci lasci mai da soli, e non ci abbandoni mai”.
Il successo di Filo Diretto fu immediato, travolgente, “nazional-popolare” direbbero oggi gli analisti della TV moderna, ma senza precedenti per i numeri che gli ascolti registravano giorno dopo giorno. Già allora si raccontava di un'audience di quasi duecentomila utenti ogni giorno, dalle tre del pomeriggio alle cinque della sera, il picco massimo si registrava tradizionalmente dalle 16 alle 17, quando la gente rientrava a casa dalla scuola o dall’ufficio. Numeri da record, per una piccola emittente commerciale nata dalla grande genialità di un radiotecnico con la passione viscerale della televisione, e che con pochissime attrezzature che aveva in casa, insomma il minimo indispensabile che gli serviva per potere andare in onda, ogni giorno imponeva il suo faccione e il suo vangelo.
Parlavamo prima di anni che vanno dal 1982 al 1989, ma prima ancora di Filo Diretto Tony Boemi aveva “osato” condurre una trasmissione dal titolo Cosa dicono i giornali oggi, trasmissione seguitissima e che lo aveva costretto a stare in video dal 1978 al 1984. Gli americani direbbero “Sorry, no comment”.
Immaginate solo per un momento a uno di quei famosi predicatori americani che hanno fatto la fortuna della grandi TV commerciali negli Stati Uniti, penso al grande Fulton John Sheen. Bene. Bene, Tony Boemi aveva legato con il suo pubblico un cordone ombelicale che ogni giorno lo portava realmente, quasi fisicamente, nelle case di centinaia di migliaia di persone diverse, e che in lui vedevano il “salvatore del mondo”. Era questa la sensazione reale palpabile sostanziale e immediata che si coglieva soprattutto stando in regia, dietro il grande vetro che separava lo studio dai camerini, perché ogni pomeriggio in regia mentre lui era in onda arrivavano, smistate su dieci centralini diversi, centinaia di telefonate in contemporanea.
Era inevitabile, ma il successo del programma portò Tony Boemi, e la sua televisione, alla ribalta della cronaca nazionale. Da Milano e da Roma arrivarono in Calabria i primi grandi produttori televisivi, che avevano sentito parlare di lui. Cercavano una verifica diretta sul campo, e ad ognuno di loro bastò davvero molto poco per scoprire che alle spalle di questo signore così apparentemente disincantato, c'era in effetti una televisione perfetta, soprattutto sul piano tecnico, che era diventata una vera e propria macchina da guerra, quasi infernale, dove nulla era affidato al caso, e dove nei fatti, ogni santo giorno dell’anno, si raccontava la storia vera della gente del Sud. Passarono i primi cinque anni, Telespazio era già diventa un "caso nazionale", e fu allora che Tony Boemi decise di sfidare sé stesso.
Partirono i primi collegamenti quotidiani in diretta, cosa che allora non faceva neanche la RAI, si aprirono le prime redazioni provinciali, prima Reggio Calabria, poi Cosenza, e più tardi Locri, Vibo Valentia e Messina, e quando tutto sembrò pronto Tony Boemi decise di mandare in onda, oltre alla sua tradizionale trasmissione del pomeriggio Filo Diretto, anche altre cinque edizioni giornaliere del TG, che con tutti i limiti professionali che potevano avere, soprattutto inizialmente lo riconosco, diventarono presto, per tutti noi, un insostituibile punto di riferimento.
In quegli anni non c'era avvenimento, o fatto di cronaca, che in Calabria non passasse dagli studi centrali di via XX Settembre a Catanzaro, dove Tony Boemi aveva intanto costruito e realizzato una delle emittenti televisive tecnicamente più avanzate d’Italia. (1-Segue)