Calabria ed ecosistema, il quadro attuale è devastante. “Riscopriamo la cultura dell’ambiente”

Lo scrittore calabrese Mimmo Nunnari, autore de “Lo Stivale spezzato” lancia oggi un appello forte al Paese in difesa dell’ambiente partendo proprio dal disastro che si registra in Calabria.

di Mimmo Nunnari
Martedì 07 Giugno 2022
Vibo Valentia - 07 giu 2022 (Prima Pagina News)

Lo scrittore calabrese Mimmo Nunnari, autore de “Lo Stivale spezzato” lancia oggi un appello forte al Paese in difesa dell’ambiente partendo proprio dal disastro che si registra in Calabria.

Bella idea hanno avuto a Vibo Valentia di organizzare un Festival dell’ambiente, che significa discutere, non soltanto tra esperti, ma in maniera allargata ai cittadini, di habitat, ecosistema, territorio, paesaggio, ecologia. Un’idea propositiva, che risponde al mutismo abituale, delle amministrazioni locali, su temi fondamentali dai quali dipende il nostro futuro.  

Abbiamo bisogno che si parli di ambiente, coscienza ecologica, salvaguardia della natura, se vogliamo per i giovani, i nostri figli e nipoti, un destino differente da quello cui si è avviata la nostra generazione, aggrappata, incoscientemente, ad un paradigma assolutamente da non imitare: cultura dell’effimero, dell’apparire, consumare, sprecare, sporcare, avvelenare. Dobbiamo smettere di distruggere, dobbiamo imparare a farlo, perché non è storia infinita quella dell’ambiente naturale.

Abbiamo bisogno di una conversione ecologica", ha detto papa Bergoglio tempo fa ad un gruppo di fedeli francesi, suggerendo di intraprendere un percorso di cambiamento nel modo di considerare la relazione dell’uomo con la natura, soprattutto perché la natura è il luogo dove c’è il più grande livello di uguaglianza, come dice lo scrittore iracheno Usama Al Shammani, autore del libro In terra straniera gli alberi palano arabo (Marcos y Marcos) “. La natura ci accetta come siamo e qui siamo tutti uguali in quanto parte della natura.

Lo stesso papà Francesco aveva pensato, in passato, che il tema dell’ambiente non c’entrasse con l’evangelizzazione, e lo ha spiegato il suo errore: “Quando c’è stata nel 2007 la Conferenza dell’Episcopato Latinoamericano in Brasile, dicevo: ma questi brasiliani, come stufano con questa Amazzonia! Cosa c’entra l’Amazzonia    con l’evangelizzazione?”. Più tardi il papa ha cambiato idea, fino a scrivere quella straordinaria enciclica, “Laudato sì”, con cui illustra l’importanza di un’ecologia integrale, sostenendo che “natura e pace interiore risultano inseparabili”.

In Italia, su questi temi, tutto è scritto nella Costituzione (art.9): “La Repubblica…tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione…”, ma noi ce ne dimentichiamo, poiché la Costituzione, nel belpaese, è un optional, un dettato facoltativo, anziché una rotta sicura da seguire.

Se, per guardare più da vicino alle cose vicino a noi, riflettiamo sull’uso dell’ambiente che si è fatto finora in Calabria, le risposte sono angoscianti. Immaginiamo solo se i pittori e gli illustratori stranieri del passato, che hanno raffigurato paesaggi e panorami, suscitando ammirazione in tutto il mondo, scendessero ai nostri giorni a disegnare di nuovo, troverebbero sullo sfondo delle raffigurazioni discariche, spazzatura, rovine, a testimonianza che in poco più di un secolo si sono invertite le parti: non è più l’uomo ad avere rispetto e paura per la natura ma è la natura oggi che ha paura dell’uomo.

Da decenni l’ecosistema della punta estrema dello stivale è avvelenato dalle mafie, con la complicità di molte amministrazioni comunali, tra l’indifferenza dei cittadini e le aggressioni di un’imprenditoria falsa e furba (soprattutto del Nord) che scarica in Calabria rifiuti e scorie di varia natura dove capita. Il quadro è desolante: interramento di sostanze velenose, smaltimento di rifiuti in discariche abusive, sversamenti di veleni in mare, immondezzai nati solo per soddisfare appetititi mafiosi, depuratori che non depurano niente e sono una fabbrica dello sperpero, incenerimento di boschi. L’elenco è lungo e il rischio per la salute dei cittadini e per la tutela dell’ambiente è grande. Che fanno le istituzioni di fronte a questo scempio? Poco o niente, o feste e sagre. Hanno fatto poco o nulla, quando invece avrebbero dovuto agire per cambiare la nostra prospettiva, la mentalità, educare i giovani, con campagne d’informazione efficaci. Va detto, almeno per l’oggi, che non si può pretendere che chi è appena arrivato al governo della Regione abbia la bacchetta magica. Dobbiamo però pretendere che si cambi lo spartito suonato finora.

Le eredità ricevute sono pesanti e il disastro del passato deve servire come monito, per non ripetere gli errori. Forse una commissione d’inchiesta del Consiglio regionale per accertare le responsabilità del passato sui danni ambientali compiuti, avrebbe il suo da fare, ma una commissione di questo tipo sarà difficile che si faccia.

Si preferisce mantenere in vita “commissioni di facciata” morte, inutili, come la commissione antimafia, di nessun valore concreto, di nessuna utilità, ne’ educativa, ne’ politica, mentre sarebbe più utile analizzare il  fenomeno corruttivo che distrugge l’ambiente, accertare, coadiuvando il lavoro della magistratura, chi ha seppellito e seppellisce rifiuti tossici nei fiumi, nel ventre delle montagne, nel fondo del mare, chi abbandona materiale inquinante in discariche a cielo aperto, chi favorisce la cementificazione selvaggia, chi chiude gli occhi sulla distruzione del patrimonio arboreo della regione, che è tra i più importanti d’Italia. I massacri ambientali meriterebbero pressioni continue, denunce, vigilanza, oltre che dalle istituzioni anche da parte delle associazioni ambientaliste, che sono sì in prima linea, ma a volte sono piuttosto distratte, o maggiormente attratte da battaglie mediaticamente più convenienti, come il “no” ideologico a inceneritori,  termovalorizzatori, ponte sullo Stretto, rigassificatori e così via, mentre ci sarebbe bisogno, con campagne adeguate, di accendere i riflettori sulle devastazioni del territorio, prima che i danni accadono, perché dopo, quelle versate, saranno lacrime di coccodrillo.

Se pensiamo, per esempio, allo scempio di alcuni decenni fa dell’alto Tirreno cosentino, cementificato, alterato, snaturato, ferito, con migliaia di case vacanze, non ci vengono in mente grandi mobilitazioni per il massacro da peccato mortale di quella bellissima costa.  Anche le amministrazioni comunali, i sindaci, che scendono in piazza contro l’ipotesi secondo termovalorizzatore a Gioia Tauro, non è che abbiano brillato per azioni di difesa dei loro territori, costantemente aggrediti dalla speculazione mafiosa. La situazione ambientale non è stata mai così critica come adesso e mai come ora servono idee chiare e interventi urgenti, affinché si possa invertire la tendenza. C’è bisogno di cambiare registro, di affrontare le sfide promuovendo una cultura della responsabilità che insegni a muoversi prima di tutto dentro il quadro della cornice istituzionale, delle regole.

Certo, per cambiare le cose è necessario tempo e volontà, servono comportamenti responsabili e salvaguardare il futuro dell’ambiente in Calabria sarà possibile solo se tutti, cittadini prima di tutti, facciamo la nostra parte, anche con qualche “sì” in più, seppure sofferto, e qualche “no” ideologico in meno.


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