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La storia di Gabriella Zumbo è la storia di una giovane manager italiana che è diventata una delle eccellenze di Amazon a Dubai, dove è approdata dopo una parentesi alla Nestè di Cuneo, e dopo un Master da prima della classe.
La storia di Gabriella Zumbo è la storia di una giovane manager italiana che è diventata una delle eccellenze di Amazon a Dubai, dove è approdata dopo una parentesi alla Nestè di Cuneo, e dopo un Master da prima della classe.
Amazon è oggi la più grande società di commercio elettronico al mondo, e il suo fondatore Jeff Bezos è certamente, se non il primo della lista, uno degli uomini più ricchi del mondo. Il suo patrimonio, spiegano gli analisti più accreditati del settore, oggi si aggira intorno ai 123,9 miliardi di dollari, ed ha superato quello di Bill Gates che rimane fermo a 93,3 miliardi.
Bene, nessuno potrebbe mai immaginarlo, ma c’è una giovane donna italiana oggi, -una laurea in ingegneria alle spalle con il massimo dei voti all’Università Mediterranea di Reggio Calabria- per cui Amazon rappresenta uno dei capitoli più importanti della sua vita professionale, una professionista brillante, moderna, eclettica, cosmopolita e di grande carisma personale, e a cui Amazon ha affidato la responsabilità del Deposito di Smistamento dell’ultimo miglio prima di Abu Dhabi, e poi quello di Dubai, negli Emirati Arabi.
Lei si chiama Gabriella Zumbo, 34 anni compiuti il 30 gennaio scorso, e la sua vita personale sembra quasi una favola, anche perché il racconto che ci fa della sua famiglia, della sua infanzia, dei suoi amici, e del suo passato tutto “reggino”, è pieno di ricordi, di sentimenti, e di emozioni tutti fortemente legati alla sua terra, e alla sua città del cuore, che è Reggio Calabria.
“Sono nata e ho vissuto fino a 25 anni a Reggio Calabria circondata dai miei cari. Alle spalle ho una splendida famiglia, molto unita, di professionisti che hanno fatto del lavoro la loro ragione di vita. I miei genitori, mamma Caterina e papà Giovanni sono i miei pilastri. I veri fari della mia esistenza. Mamma è stata insegnante di matematica e fisica al liceo scientifico Alessandro Volta e papà funzionario per la gestione del vincolo idrogeologico della Regione Calabria. Adesso sono entrambi felicemente in pensione. Ho anche un fratello, Alessandro, più grande di me di 5 anni, ingegnere clinico sposato da 3 anni con Simona. Sono orgogliosa di averli fatti conoscere io durante una tombolata di Natale del Leo Club Primosole di Reggio Calabria di cui eravamo soci. Da questa unione armoniosa e solida è nato Giovannino, il mio primo e, per ora, unico nipotino”.
Per capire meglio il valore professionale dell’avventura personale di Gabriella Zumbo non possiamo non partire dalla nascita di Amazon in Italia. In Italia la storia dell’azienda ha inizio nel 2010, con l’apertura del primo centro di distribuzione a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza. In poco più di dieci anni Amazon investe oltre 8,7 miliardi di euro nel nostro paese, creando più di 14.000 posti di lavoro a tempo indeterminato, e di cui 4.500 solo nel 2021. Sono cifre che posizionano l’azienda di Jeff Bezos ai vertici di ogni classifica possibile e immaginabile in tema di nuovi posti di lavoro, azienda che offre in tutto il Paese opportunità occupazionali stabili e ben remunerate, sostenendo -assicurano gli economisti del momento- la ripresa e la digitalizzazione dell'economia italiana.
Del suo arrivo in Amazon Gabriella ci dice molto poco. Anzi quasi niente. Preferisce parlare di “casa sua”, e quando proviamo a sollecitarla non fa che raccontarci di una multinazionale che sente anche sua, “una società certificata per il secondo anno consecutivo come Top Employer Italia e classificata al quarto posto nella Forbes World’s Best Employers list, un’impresa che offre diverse tipologie di lavoro a persone con ogni livello di esperienza, istruzione, background e professionalità, siano essi profili principianti o più esperti: dai magazzinieri agli ingegneri, dagli sviluppatori di software ai linguisti e agli esperti del settore dell’intrattenimento. Un universo ampio, dal forte melting pot culturale, dove poter esprimere la propria unicità. Un’attenzione e un impegno costante premiato quest’anno con un riconoscimento prestigiosissimo, il “Digital Diveristy Brand Award” al Diversity Brand Summit 2022”.
Ma è da qui, da questo mondo che parla centinaia di lingue diverse, da questa realtà multiculturale e dalle mille sfaccettature, che è partita anche la storia particolare di questa giovane manager calabrese, e che negli Emirati Arabi è quasi una leggenda ormai, “miss Gabriella Zumbo”.
-Gabriella, mi dica però la verità: c’è una certezza assoluta nella sua vita oltre naturalmente Amazon?
Dopo mio padre e mia madre, un’altra figura chiave della mia vita è mia nonna Enza. È nata nel 1935, ma mi creda ha una mentalità all’avanguardia, lucida, freschissima, più giovane nello spirito di tanti giovani ventenni di oggi.
-Come è nata la scelta della sua prima facoltà universitaria?
Avevo scelto di laurearmi in Ingegneria per l’ambiente ed il territorio all’Università Mediterranea per mettere al servizio della città le mie competenze. Mi piaceva l’idea di poter contribuire alla protezione del nostro patrimonio naturale, così gravemente devastato dal dissesto idrogeologico. Poi, però la vita ha avuto altri piani per me.
-Come ricorda i suoi anni universitari?
Ricordo gli anni dell’Università come “anni di studio matto e disperatissimo”. Più di 40 esami, quasi tutti scritti e orali e se non fossi passata all’orale ci sarebbe stato da rifare anche lo scritto. E poi, l’inflessibile criterio della propedeuticità: se non avessi superato l’esame di meccanica razionale avrei avuto praticamente tutte le materie del secondo anno bloccate. È stato l’unico esame della mia carriera dove ho accettato un 24/30 al primo tentativo pur di non perdere altri mesi utili.
-Le è servito poi tutto questo?
Vede, negli anni fatti a Ingegneria ho imparato la disciplina. Ho imparato a dare priorità alle cose. Ho imparato soprattutto a ottimizzare il carico di studio. Ad un certo punto capisci soprattutto che non potrai mai sapere tutto, e che quindi allora serve avere tanta fiducia in sé stessi, e ragionare con calma. Sa cosa non dimenticherò mai? Le tante estati saltate per via dei miei esami. Io facevo appelli fino a fine luglio e riprendevo poi ai primi di settembre.
-E la sua prima esperienza pratica?
Dopo l’esame di abilitazione alla professione di Ingegnere, e sei mesi di tirocinio presso l’ufficio tecnico del Comune di Campo Calabro, durante il quale ho firmato i primi e, fino ad ora, unici progetti di ingegneria civile della mia vita, sono stata selezionata dalla Nestlè come assistente del servizio di prevenzione e protezione dai rischi nello stabilimento Buitoni pasta fresca e Formaggino mio di Moretta in provincia di Cuneo.
-Una svolta? Da Scilla e Cariddi a Cuneo, il salto non è breve, non crede?
Devo dirle che il primo impatto con il clima del Piemonte e l’ambiente della fabbrica è stato, come dire? stimolante. Una sfida, proprio così. Ho iniziato il sette gennaio 2014 partendo da Reggio Calabria con +10 gradi centigradi e sono atterrata a Torino con -2° gradi. Sole, tantissimo a Reggio Calabria, nebbia, tantissima, a Torino.
-Partiva da sola per la prima volta?
Assolutamente sì. Era certamente la prima volta che mi preparavo a vivere da sola lontana dalla mia famiglia. Credo che la mia sia una delle poche famiglie meridionali che non ha parenti stretti al Nord, e io e sono stata l’unica e la prima su venti persone, quanti siamo noi in famiglia, ad essersi trasferita fuori Reggio. Non solo, ma il mio nucleo familiare lavora tutto nel settore terziario, ed essere catapultati in un ambiente industriale come quello di Torino e del suo hinterland era una cosa del tutto nuovo per me.
-Come è andata la sua prima volta alla Nestlè?
Francamente bene, devo dire. Dopo aver dimostrato di voler imparare i processi di produzione, di essere consapevole che nonostante io avessi la laurea gli operatori di linea potevano insegnarmi tante cose che non sapevo, sia sul piano umano che sul piano professionale, mi sono immediatamente guadagnata il loro rispetto e la stima dell’intero management. Le mie colleghe, di poco più grandi di me, Sara, Monica e Desirèe mi hanno letteralmente adottata. Pensi che siamo tuttora ancora talmente legate che saranno le mie damigelle d’onore al matrimonio. Dopo sei mesi di stage avevo già instaurato un buon rapporto di collaborazione e di stima con le squadre operative di entrambi i reparti, per cui mi è stato immediatamente proposto un apprendistato di due anni. Ho solo cambiato dipartimento, da safety a manufacturing come ingegnere di processo. Poi, dopo parecchi training e progetti di miglioramento continuo in produzione, sono stata promossa manager.
-Ingegnere mi spiega come arriva poi ad Amazon?
La Nestlè era stata una bellissima esperienza per me, ma sentivo il bisogno di trasferirmi in una città più facilmente raggiungibile da Reggio, ed ero affascinata dall’ esperienza positiva che la mia amica del cuore Sara aveva iniziato sei mesi prima. Ho deciso così di seguirla e di cambiare settore produttivo. Dal manufacturing alla logistica. Iniziando il mio percorso di area manager proprio in Amazon, in concomitanza del lancio e dell’apertura del deposito di smistamento di Bologna.
-Poi però lascia l’Italia per gli Emirati Arabi, una scelta consapevole?
Dopo due anni a Bologna mi sono candidata per la posizione di responsabile di sito ad Abu Dhabi. Sentivo che questo ruolo mi avrebbe consentito di fare la mia prima esperienza di lavoro all’estero, ma soprattutto di realizzare una bellissima storia di inclusività, in quanto sarei stata la prima donna responsabile di un deposito Amazon dell’area.
-Posso chiederle come è andata?
Benissimo. Il team del magazzino di Abu Dhabi è stato da subito collaborativo ed entusiasta. Mi hanno insegnato molto della società emiratina, delle diverse culture che convivono negli Emirati, e delle esigenze ed aspettative dei clienti in Medio Oriente. Da sei mesi sono ora tornata in Italia, a Roma, cambiando nuovamente mansione e ricoprendo un ruolo europeo di program management focalizzato sull’ultimo miglio. Questo cambiamento richiederà ora da parte mia nuove competenze e studi più approfonditi.
-Gabriella, ricorda il suo primo giorno a Dubai?
Il mio primo giorno a Dubai è stato meno traumatizzante del mio primo giorno a Cuneo, sia per il clima sia, soprattutto, perché negli Emirati non ero sola. Ho potuto contare sul supporto del mio allora manager che si era trasferito negli Emirati prima di me, e che ha condiviso con me la sua esperienza pregressa.
-Ma Amazon alla fine le ha regalato anche una bellissima storia d’amore? Si può dire?
Come fa a saperlo? Forse ha ragione lei. Grazie all’esperienza ad Abu Dhabi ho conosciuto Alessandro, il mio futuro marito, e che il fato ha voluto fosse originario di Reggio Calabria come me.
-Non le faccio perdere altro tempo. Mi dica qual è stata l'arma del suo successo? Insomma, la chiave di volta per arrivare così presto ai vertici della sua azienda?
Saper individuare le priorità, capire cosa funziona, di cosa ha bisogno l’azienda in quel momento e sapermi adattare. Non mi sono mai preclusa alcun ruolo, non ho mai rifiutato un cambiamento, ho sempre avuto la flessibilità e l’umiltà di ricominciare daccapo, non sentendomi mai arrivata ed apprendendo da tutti i miei colleghi tutto quello che c’era da sapere e da capire. Questa è poi diventata la mia vera filosofia di vita.
-Che consiglio darebbe ad una ragazza che oggi volesse intraprendere la sua strada?
Buttati, prima ancora di essere pronta a farlo. Se aspetti di diventarlo, non lo sarai mai abbastanza. Dimentica la tua “zona comfort”. I tuoi confini sono flessibili, e si adatteranno per quanto lo farai tu. Il risultato non arriva dall’avere sempre ragione, ma dal non avere paura di avere torto. Riconosci sempre chi, e cosa, merita il tuo tempo e le tue energie. Soprattutto, non smettere mai di imparare.
-La conquista a cui lei tiene di più?
Fino ad un anno fa avrei risposto “la mia indipendenza economica”. Da quando Alessandro è entrato nella mia vita dico che la conquista a cui tengo di più è quella di essere riuscita ad avere finalmente una vita piena, equilibrata, dove oltre ad una professione entusiasmante ed impegnativa come quella che ho c’è la mia nuova famiglia. Non le ho detto invece ancora la cosa più importante. che a settembre ci sposiamo.
-In Italia o all’estero?
A casa mia naturalmente! A Reggio Calabria. Si segni questa data, 8 settembre, alle 16 a Santa Lucia, e davvero ci farebbe piacere che si unisse a noi. Se lei ha tempo per venire a trovarci, venga davvero, le presento i miei.