Eccellenze Italiane. Roberto Furfaro, l’Uomo del Grand Canyon.

 “L'American Astronautical Society (AAS) è lieta di annunciare Roberto Furfaro, Vince Boles, Lisa Callahan, John Christian, Chris Crumbly, Mary Lynne Dittmar, Marcus Holzinger, Lisa May, Scott Pace, Ryan Park, Jinjun Shan, Sergei Tangin, Bobby Williams e Ann Zulkosky, eletti AAS Fellow in riconoscimento dei loro eccezionali contributi nel campo della astronautica”.

di Pino Nano
Domenica 08 Maggio 2022
Roma - 08 mag 2022 (Prima Pagina News)

 “L'American Astronautical Society (AAS) è lieta di annunciare Roberto Furfaro, Vince Boles, Lisa Callahan, John Christian, Chris Crumbly, Mary Lynne Dittmar, Marcus Holzinger, Lisa May, Scott Pace, Ryan Park, Jinjun Shan, Sergei Tangin, Bobby Williams e Ann Zulkosky, eletti AAS Fellow in riconoscimento dei loro eccezionali contributi nel campo della astronautica”.

“Sono molto orgoglioso di rendere onore a questi quattordici scienziati- sottolinea Alan De Luna, presidente della Società Americana di Astronautica- che hanno avuto un impatto significativo sulla industria spaziale e sul futuro dell'esplorazione spaziale. The American Astronautical Society è grata a tutti loro, per il sostegno che hanno dato alla nostra Società, e per i loro contributi scientifici all'intera comunità spaziale”.

Avrete notato che nella lista degli scienziati premiati c’è anche un italiano. È Roberto Furfaro, 50 anni, un fisico da attore americano, alto, prestante, un sorriso da star di successo, una stretta di mano poderosa, un senso della comunità e del Made in Italy davvero fuori dal comune, un uomo pieno di carisma, e un amore per la scienza e per la ricerca che oggi fanno di lui un protagonista mondiale della conquista dello spazio.

Roberto Furfaro non è altro che un ex ragazzo di Calabria, che qui negli Stati Uniti si è fatto da solo, una straordinaria storia di eccellenza tutta italiana, diventato oggi una vera e propria autorità accademica, e che il mondo della ricerca internazionale riconosce come uno dei massimi riferimenti mondiali nella potenziale conquista dello spazio. Un uomo e un ricercatore di cui l’Italia deve andare fiera.

Master in Ingegneria Aerospaziale alla Sapienza di Roma nel 1998, Dottorato di ricerca in Ingegneria aerospaziale all’Università dell'Arizona nel 2004, e poi da qui il grande salto ai vertici del Dipartimento di Sistemi e Ingegneria Industriale dell’Università americana e del Laboratorio di Ingegneria dei Sistemi Spaziali (SSEL).

Siamo a Tucson, al numero 1127 di James E. Rogers Way. Il Campus Universitario vanta almeno 12 mila ettari di terreno, e ogni giorno qui circolano quasi 40 mila persone. Parliamo di una delle università americana più antiche del Paese. Il Campus nasce nel 1895, e per la storia americana l'Università dell'Arizona è oggi l'istituto di istruzione superiore che riceve ogni anno il maggior numero di fondi dalla NASA. Un tuffo nel futuro. Nel cuore del Campus oggi prende corpo uno dei progetti più avveniristici del mondo dell’astrofisica. È la realizzazione del Giant Magellan Telescope, un telescopio che utilizzerà due specchi di oltre 8 metri, e che, una volta completato, sarà il più grande e avanzato telescopio ottico del mondo, tutto questo frutto del ruolo centrale che ha avuto la facoltà di astrofisica nella missione Phoenix Mars Lander della NASA, missione dedicata appunto all’analisi e allo studio di Marte.

Ma è proprio questo il nuovo mondo di Roberto Furfaro, la sua nuova casa, la sua grande famiglia americana, la sua nuova vita. La sua è la storia affascinante va detto di un ricercatore calabrese che qui è famosissimo, quasi una star, nato vissuto e cresciuto fino a vent’anni nel cuore della Locride, sulla bellissima spiaggia di Roccella Ionica, dove ha lasciato famiglia casa amici e interessi per dedicarsi alla ricerca internazionale in giro per il mondo. Oggi Roberto Furfaro è Professore presso il Dipartimento di Sistemi e Ingegneria Industriale dell’Università dell’Arizona. Ma è anche il Direttore del celeberrimo Space Systems Engineering Laboratory (SSEL). Un numero uno al mondo.

Il nostro Laboratorio, SSEL ha lavorato a diversi progetti di alto livello come “OSIRIS-Rex Asteroid Sample Return Mission” e la recente “NASA NEO Surveillance Mission”, solo per citarne alcuni”.

OSIRIS-Rex non è altro che l’anagramma di una navicella spaziale chiamata dagli americani “Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security-Regolith Explorer”, da qui OSIRIS-Rex, una navicella spaziale che ha trascorso più di due anni vicino all'asteroide Bennu, un asteroide che è largo un terzo di miglio (500 metri), raccogliendo informazioni utilissime sulle dimensioni, la forma, la massa e la composizione di Bennu, e monitorando la sua rotazione e la sua traiettoria orbitale. Prima di lasciare Bennu, era esattamente il 10 maggio del 2021, la navicella spaziale ha raccolto un campione di roccia e di polvere dalla superficie dell'asteroide, che finalmente riporterà sulla Terra il 24 settembre 2023 per ulteriori studi scientifici. Tutto questo permetterà agli scienziati di sentirsi sempre più vicini a Marte.

Ma basti pensare anche al secondo progetto pilota che coinvolge il ricercatore italiano e il suo team. È il telescopio spaziale Near-Earth Object Surveyor (NEO Surveyor), progettato per aiutare a far avanzare gli sforzi di difesa planetaria della NASA, per scoprire e caratterizzare la maggior parte degli asteroidi e delle comete potenzialmente pericolosi per la terra, e che si trovano entro 30 milioni di miglia dall'orbita terrestre.

Parliamo insomma di un futuro ancora molto lontano da noi, della storia infinita dello spazio, della grande galassia, e di tutto ciò che ruota attorno alla terra e che solo pochissimi scienziati al mondo sono ancora in grado di leggere e di decodificare fino in fondo. Bene, Roberto Furfaro è uno di loro. Tra i suoi ultimi incarichi ufficiali c’è anche quello di Direttore della Space Situational Awareness Arizona (SSA-Arizona) Iniziative.

Roberto Furfaro è ancora giovanissima quando arriva in Arizona. Nell’ottobre del 1997 gli capita di partecipare ad una conferenza internazionale a Torino dove il relatore principale era il Direttore di un laboratorio di ricerca direttamente collegato con il NASA Space Engineering Research Center in Arizona. Come dire? Il massimo della ricerca aerospaziale in quel momento. Fondata nel 1951, l'International Astronautical Federation già allora era il principale organismo mondiale di difesa dello spazio, contava 433 membri in 72 paesi diversi, tra cui tutte le principali agenzie spaziali, aziende, istituti di ricerca, università, società, associazioni, istituti e musei in tutto il mondo.

Il regalo più bello gli viene l’anno scorso proprio dalla sua nuova città di adozione, Tucson, e soprattutto dalla sua Università, è il “Da Vinci Fellow 2021”, premio di grande prestigio riservato a professori dell’Università dell’Arizona “che hanno dimostrato alto impatto e contributo straordinario nei campi dell’ingegneria nazionale e internazionale”. Ma come se già tutto questo non bastasse a renderlo felice, in suo onore “per le ricerche compiute”, l’asteroide WX 2003 viene stato ribattezzato e nominato con il suo nome, “133474 Roberto Furfaro”.

Una stella nello spazio, quindi, da oggi ha il suo nome. Confessa candidamente “Qui in Arizona mi hanno dato carta bianca”, vuol dire il massimo della fiducia possibile e immaginabile, vuol dire la consapevolezza generale e unanime da parte dei vertici NASA di avere a che fare con un genio dello spazio, o comunque con un ricercatore che di giorno vive tra i robot e le macchine del suo laboratorio, ma che la sua vera casa è lo spazio, e che Roberto Furfaro conosce meglio della sua casa di Tucson.

L’uomo del Gran Canyon ci saluta sorridendo, sembra davvero l’uomo dalle mille certezze, lo scienziato che sa tutto della luna e dei segreti di Marte, l’astronauta del futuro, ma dietro questo suo sorriso così disarmante e disincantato avvertiamo e cogliamo con mano anche una parte intima del ragazzo che Roberto Furfaro era stato a Roccella Jonica, e che da bambino, complice suo padre “Il professore”, “mio padre, un uomo meraviglioso”, disegnava robot astronavi e pianeti su cui allunare.


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