Leone XIV: Un nuovo inizio nella Tradizione

Con un gesto sobrio ma carico di significato, il nuovo Pontefice – l’ex cardinale Robert Francis Prevost – rompe da subito con lo stile dei predecessori: niente "buonasera", niente richieste di benedizione al popolo. Solo un “Pax vobis” e la benedizione in latino. È l'inizio di un pontificato che guarda alla radice, non all’onda.

di Maurizio Pizzuto
Venerdì 09 Maggio 2025
Roma - 09 mag 2025 (Prima Pagina News)

Con un gesto sobrio ma carico di significato, il nuovo Pontefice – l’ex cardinale Robert Francis Prevost – rompe da subito con lo stile dei predecessori: niente "buonasera", niente richieste di benedizione al popolo. Solo un “Pax vobis” e la benedizione in latino. È l'inizio di un pontificato che guarda alla radice, non all’onda.

La fumata bianca ha annunciato un nuovo Papa, ma è stato il silenzio delle parole non dette a definire l’identità di Leone XIV. Niente “buonasera”. Niente sorrisi compiaciuti, nessun accenno a temi civili o sociali. Un'esordio che ha il sapore della Tradizione, con la T maiuscola, quella che richiama i secoli e non le stagioni.

Pax vobis”, ha detto appena affacciatosi dalla Loggia. Un saluto liturgico, antico, netto. Poi la benedizione in latino, impartita con solennità, senza cercare l’applauso ma portando con sé la forza del gesto sacro. Ha concesso l’indulgenza plenaria a tutti, subito, come un segno di misericordia universale, ma radicata nella forma più classica e liturgica della Chiesa.

Non ha chiesto al popolo di pregare per lui. Ha benedetto, come Vicario di Cristo, non come fratello tra i fratelli. Non ha parlato di emergenze geopolitiche o di tematiche sociali: ha parlato di Gesù. Solo Gesù. Un ritorno al centro, alla roccia.

L’ex cardinale Robert Francis Prevost, agostiniano e missionario, è salito al soglio di Pietro scegliendo un nome che nessuno osava da secoli: Leone XIV. Nome che evoca forza, dottrina, chiarezza. Non è un nome neutro, non è un nome di continuità: è un nome di svolta.

Nel suo primo, brevissimo discorso, ha usato una sola espressione che rimanda al mondo: “una pace disarmata e disarmante”. Una frase che non è uno slogan pacifista, ma un'affermazione teologica. Disarmata, perché non si fonda sul potere umano. Disarmante, perché spiazza con la mitezza del Vangelo. In quella frase, c’è il cuore di una visione: la pace non è negoziata, è offerta. Non si impone, si mostra.

Quella che si è vista è una discontinuità netta con il pontificato di Papa Francesco. Se quello fu il tempo del pastore che scende nel campo, questo sembra l’inizio di un’epoca di verticalità, di ripresa del sacro, di recupero di un linguaggio che molti pensavano ormai superato, ma che oggi torna a imporsi con forza.

Leone XIV – il Papa della pace che non fa rumore, della liturgia che torna a parlare, della fede senza orpelli – ha tracciato la rotta fin da subito. Che piaccia o no, è un Papa che segnerà. Forse non dividerà meno, ma dividerà diversamente. E forse, proprio per questo, potrebbe sorprendere più di quanto non sembri.


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