Rosario Florindo e Marco Rubbettino, una meravigliosa saga calabrese protagonista di “Sciabaca 2020”

Quello tenuto a Soveria Mannelli, durante il festival Sciabaca, organizzato dalla casa editrice Rubbettino, è stato molto di più di un semplice ricordo della figura del suo fondatore Rosario Rubbettino, a venti anni esatti dalla sua scomparsa.

(Prima Pagina News)
Martedì 06 Ottobre 2020
Catanzaro - 06 ott 2020 (Prima Pagina News)

Quello tenuto a Soveria Mannelli, durante il festival Sciabaca, organizzato dalla casa editrice Rubbettino, è stato molto di più di un semplice ricordo della figura del suo fondatore Rosario Rubbettino, a venti anni esatti dalla sua scomparsa.

“Se c’è una lezione che la pandemia ci ha insegnato- sottolinea Antonio Cavallaro, l’uomo-immagine della Rubettino Editori- è che la metafora che meglio descrive il mondo è senza dubbio quella della rete di cui noi, la nostra famiglia, la nostra città sono un punto: ciò che accade qui e ora può condizionare quanto accade o accadrà in un altro angolo del pianeta, per quanto remoto possa apparire”. E non è certo un caso, se è l’immagine di una rete da pesca, la sciabaca, quella che dà il nome al festival che la famiglia Rubbettino organizza per il quarto anno di seguito qui in Calabria, a Soveria Mannelli, e andato in scena dal 2 al 4 ottobre. Nella giornata conclusiva del festival la parte forse più solenne della manifestazione calabrese: la commemorazione di Rosario Rubettino, il pioniere di questa impresa che in Calabria ha segnato la storia della vita culturale dell’intera regione, e che forse in maniera provocatoria è avvenuta attraverso la presentazione di un masterplan di riorganizzazione del complesso di produzione delle Industrie Rubbettino, “un modo per rendergli omaggio tenendo alta l'attenzione sui temi a lui cari e soprattutto rimanendo fedeli a un atteggiamento che lo ha sempre contraddistinto: la capacità di rilanciare la propria opera e l'azienda nei momenti di difficoltà”. Florindo Rubbettino, il figlio che nei fatti lo ha poi sostituito alla guida dell’azienda- ha rievocato gli inizi quando, “nel 1972, un giovane segretario di scuola in una Soveria Mannelli scarsamente collegata al resto del mondo lascia un posto fisso per aprire una stamperia e casa editrice insieme al fratello e agli amici di una vita”. Un’avventura imprenditoriale che sarà destinata a diventare un modello di fabbrica alimentata dal rapporto con le persone, il capitale umano, il territorio, il paesaggio. Marco Rubbettino, l’altro figlio, ha invece tracciato una storia attenta dell’azienda, “dall'acquisto delle prime macchine con soldi in prestito e l'apertura del primo stabilimento in quella che oggi si chiama proprio Via Rosario Rubbettino, agli attuali successi imprenditoriali che vedono la Rubbettino protagonista sui mercati e capace di diversificare con i reparti Print e Packaging”. Quella di Rosario Rubettino è dunque la storia di un “visionario pragmatico”, che ha gettato le basi per l’azienda che conosciamo oggi: 90 collaboratori, 12000 mq di stabilimento, 300 titoli editi all’anno e un catalogo di 3000 volumi, per un fatturato tra Print ed Editore di 10 milioni di euro. È nel segno dell’eredità imprenditoriale di Rosario che il management attuale vuole rispondere al periodo di transizione accentuato dalla crisi Covid, con un rilancio e ponendo una domanda all’alba del cinquantenario: come sarà l’azienda nel prossimo futuro? La risposta -spiegano i due figli di Rosario, Florindo e Marco- “sta nel legare in maniera ancora più forte il sistema impresa alla cultura, in uno scenario che vedrà quest’ultima non certo un satellite delle attività aziendali ma un vero e proprio traino per l’azienda tutta. Senza rinunciare agli investimenti nel manifatturiero – fino a poco tempo prima della pandemia infatti molti investimenti tecnologici hanno interessato il packaging e la cartotecnica – Rubbettino è decisa a puntare sul binomio materiale-immateriale”. Sono stati invece gli architetti Emilio S. Leo e Piero Cavallo a presentare il masterplan del progetto di riorganizzazione dello stabilimento, frutto anche del supporto degli architetti Rizzuto e Arcieri, “che avverrà attraverso la creazione di un parco d’arte, l’istituzione di un museo di impresa inteso come spazio della testimonianza e della sperimentazione che a sua volta diventa una sorta di fablab, e strumento operativo per la realizzazione di iniziative culturale di ampio respiro”. Il primo step di questa proiezione nel futuro – sottolineano con orgoglio gli eredi Rubettino- “sarà il parco d’arte, la cui realizzazione è prevista per il prossimo anno e che verrà curato da due giovani e affermati professionisti del mondo dell’arte contemporanea: Alessandro Fonte e Shawnette Poe. Il progetto del parco è pensato come un atto di restituzione alla città dello spazio verde occupato dello stabilimento e il suo sviluppo pensato come un organismo vegetale, metafora della storia imprenditoriale Rubbettino, un organismo radicato nel territorio che crea nuova vita, che si nutre del terreno circostante e i cui semi viaggiano generando nuovi organismi”. Il parco sarà infatti popolato dalle opere di artisti internazionali che creeranno i loro manufatti solo dopo un’immersione nella vita di Soveria e dell’azienda Rubbettino, realizzandole in loco. E per una regione come la Calabria così lontana da tutto sarà davvero rivoluzionario. Pensate, il masterplan – ci spiegano i tecnici- prevede inoltre un ripensamento architettonico dello stabilimento, che nasce da una vera e propria indagine del linguaggio della produzione. Partendo dagli elementi distintivi dell’editoria, della tipografia e della grafica, il progetto intende ingigantire la dimensione nanometrica della produzione Rubbettino nella dimensione architettonica, reinterpretando i concetti di quadricromia, di lastra, retino tipografico e layer, e traendo ispirazione dalla suggestione dei caratteri mobili di Gutenberg. È stato dunque presentato un modello di business peculiare, che è anche un modello di futuro di un’azienda che vuole continuare a generare benessere e cultura per tutti, continuando a coniugare materiale e immateriale, visione e pragmaticità, arte e manifattura. Come dire? La saga dei Rubettino è più presente e più viva che mai, quasi una leggenda in Calabria che prosegue lungo il percorso di successo tracciato dal suo pioniere Rosario Rubettino e che per noi che abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo era davvero uno straordinario e indimenticabile galantuomo d’altri tempi. Florindo e Marco sono forse anche più bravi di lui, ma Rosario Rubettino, per tutti noi che allora credevamo che le parole e i libri fossero il vero cuore del mondo, era l’editore puro per eccellenza e come tale era davvero unico. (p.n.)


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