Addio a Gaspare Giansanti. L’InCanto dell’Arte!
Maledetta pandemia. Il Covid-19 fra le sue numerose, povere vittime, ha “arrestato per sempre”, anche la vita dell’amico Gaspare Giansanti (a sinistra in alto nella foto accanto al Maestro Giampaolo Berto e al critico d’arte Rosario Sprovieri), uno dei grandi testimoni oculari dell’Arte del Novecento a Roma.
di Rosario Sprovieri
Martedì 25 Maggio 2021
Roma - 25 mag 2021 (Prima Pagina News)
Maledetta pandemia. Il Covid-19 fra le sue numerose, povere vittime, ha “arrestato per sempre”, anche la vita dell’amico Gaspare Giansanti (a sinistra in alto nella foto accanto al Maestro Giampaolo Berto e al critico d’arte Rosario Sprovieri), uno dei grandi testimoni oculari dell’Arte del Novecento a Roma.
Gaspare era un vero personaggio, tutto da scoprire. Teneva accuratamente nel cuore, un magnifico tesoro, unico e prezioso, per questo egli, ha speso gran parte dei suoi giorni, per raccontarne a tutti la storia; per poi lasciarne “una traccia” concreta ai posteri, trasferendo in un libro, tutto il suo “mondo di ricordi” straordinari.

Gaspare, di origine contadina era arrivato a Roma da Guarcino, un piccolo centro del Frusinate, alla fine degli anni ’50. Da Dio – che non concede doni comuni a tutti – né aveva avuto uno “speciale”, gli era stata assegnata una capacità prodigiosa, quella di saper osservare, la pazienza per capire e l’applicazione totale alla causa.

Con il tempo, Gaspare, aveva perfezionato la sua tecnica personale, mettendo a frutto il suo talento. Adesso con il suo “ingegno – come diceva Enrico Mattei – gli diventava facile vedere possibilità dove gli altri non vedevano alcunché”.

Ore ed ore ad osservare, esaminare ed esplorare e a toccare con mano le opere d’arte; a cercare di capire le tecniche, i soggetti e le tematiche della visionarietà dei più grandi maestri del Novecento.

Una scuola “non convenzionale” è stata la sua, il tirocinio del tutto privato; una scuola full-time, ove, con profitto ha strofinato fra l’Arte, il proprio cervello; riuscendo a scavare nel profondo dell’anima degli artisti.

Tutto è accaduto presso la galleria d’Arte “La Nuova Pesa” di Roma, in via del Vantaggio; ove lavorò per dieci anni. È quì che ha affinato il suo modo di discernere: “Discernere”, che significa proprio “vedere chiaro tra”, osservare con molta attenzione, scegliere separando. Quel discernere che diviene processo di conoscenza, che si può attuare solo attraverso un’osservazione solerte e assidua; quell’attività che necessita di una sperimentazione attenta, al fine di orientarsi nella vita.

L’operazione – più idonea - che ci consente di valicare i limiti della non solo conoscenza, ma anche quelli del nostro sapere. È stata questa la rivincita sulla “vita” dell’amico Gaspare, proprio in questo processo cognitivo, in quella sua attenzione straordinaria, fotografica; azione che ha contribuito e, non poco, allo sviluppo delle sue smisurate capacità d’incremento di tutte le sue facoltà del “ricordare, memorizzare e archiviare ogni evento, ogni conoscenza, ogni minimo dettaglio.

Cosa complessa da non considerare quale automatismo fine a sé stesso, ma una vera “palestra di apprendimento”, per una smisurata crescita culturale, umana e artistica, “una reale Università praticata sul campo. Gaspare, che era entrato nel mondo della cultura dalla porta di servizio, adesso se interrogato, era capace di sorprendere anche i protagonisti più illustri della materia; singolarissime le sue considerazioni fatte a protagonisti come il professor Antonello Trombadori, l’editore Arnoldo Mondadori e il timoniere Alvaro Marchini.

L’avviamento alla materia artistica – come mi ha sempre ripetuto perentoriamente Gaspare – lo doveva al maestro Salvatore Provino il suo mentore, poi un rapporto speciale lo ha legato – per sempre - a tanti grandi maestri: Bruno Caruso, Aldo Turchiaro, Alberto Ziveri per il quale si fece “modello”, Piero Guccione, Giannetto Fieschi, Gian Luigi Mattia, Ennio Calabria, Carlo Levi, Josè Ortega, Corrado Cagli e Sergio Ceccotti.

Le sue mani e il suo lavoro gli hanno consentito la frequentazione di mezzo mondo, il fior fiore della cultura italiana ed europea, da uomo mite non ha mai smesso i panni dell’umiltà e della saggezza, che gli venivano dal DNA della sua terra speciale, dalle antiche tradizioni contadine, dall’eredità della guerra e dalla dignità di ogni umile lavoro.

Ci mancherà il tuo sorriso Gaspare, il tuo canto per l’arte, non certo il tuo cuore. A breve i ricordi, che abbiamo insieme trascritto, troveranno forma in un libro che racconta quegli anni dell’Arte, è tutto patrimonio dei tuoi ricordi, per me sono state ottime lezioni, direttamente dalla cattedra della vita. Continuerà ed avrà vita il nostro progetto, questa è la promessa solenne che mi sento di fare!

Tutto sarà portato a buon fine – amico mio carissimo – sono certo che ovunque continuerò a dar voce ai tuoi ricordi ti avrò ancora accanto e, nel silenzio, ancora una volta, avrò il piacere di riascoltare il risveglio dei tuoi nuovi incredibili ricordi. Ciao Gaspare, un grande abbraccio: nessuno muore se nella memoria vive.

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