RAI TGR in lutto a Trento per la morte di Fulvio Dal Ri, le immagini della “sua montagna” hanno fatto il giro del mondo
È morto a Trento uno dei grandi direttori della fotografia della RAI. Anziché fare l’ingegnere Fulvio Dal Ri preferì inseguire per tutta la vita, e fino in fondo, la passione che aveva da ragazzo per il fotogiornalismo e la macchina da presa. Indimenticabile sarà per sempre la bellezza e la suggestione delle immagini da lui girate e dedicate alle “sue” Dolomiti.
di Pino Nano
Mercoledì 16 Dicembre 2020
Roma - 16 dic 2020 (Prima Pagina News)
È morto a Trento uno dei grandi direttori della fotografia della RAI. Anziché fare l’ingegnere Fulvio Dal Ri preferì inseguire per tutta la vita, e fino in fondo, la passione che aveva da ragazzo per il fotogiornalismo e la macchina da presa. Indimenticabile sarà per sempre la bellezza e la suggestione delle immagini da lui girate e dedicate alle “sue” Dolomiti.
“Lo ha colto uno stand-by ancora nel sonno, in un’alba dicembrina che doveva essere di festa. Perché Fulvio Dal Rì è stato stroncato improvvisamente da un malore nel giorno che sua moglie Laura Strada s’apprestava a lasciare la direzione di alcune rubriche giornalistiche nazionali della Rai, per la meritata pensione.

Una coincidenza drammatica, assurda quanto crudele. Lui, operatore di ripresa, giornalista professionista, laurea d’ingegneria alle spalle, in pensione era da neppure 4 anni, dopo trent’anni di riprese video per la sede di via Perini. Dove era giunto vincendo una dura selezione indetta per la nascita del Tg regionale”. Nereo Pederzolli, figura storica della RAI a Trento, ricorda così Fulvio Dal Ri scomparso all’età di 67 anni per un malore improvviso.

Per la sede di Trento è giorno di lutto, ma lo è soprattutto per tutta la grande famiglia TGR Rai. “Preciso, gentile, mai sopra i toni, con una mano – parlando del suo legame con la telecamera – ferma quanto leggera. Non amava alcun supporto fisso. Solo la libera interpretazione di quanto inquadrava nel viev-finder, nel mirino di quegli attrezzi a suo tempo mastodontici, ingombranti, collegati con un registratore a cassette, il che rendeva la troupe televisiva un trio impossibile da scardinare: l’operatore alla mitica RCA, coadiuvato dallo ‘specializzato di ripresa’ e in piena sintonia con chi, davanti loro, veniva inquadrato, anzitutto il cronista.

Legame e legàmi- sottolinea Neo Perderzolli- , impossibili da dimenticare”. “Straordinario collega e compagno di lavoro- dice di lui Maurizio Crovato, uno degli inviati storici della Rai di Venezia- e nessuno mai meglio di lui ha saputo raccontare la nostra montagna e gli sport invernali, che hanno poi trasformato il nostro territorio in patrimonio dell’Unesco”.

Prima come operatore di ripresa, poi come Telecineoperatore e giornalista Fulvio dal Ri ha firmato per molti anni le immagini più esclusive andate in onda nei Tg del Trentino-Alto Adige e in molte inchieste e servizi su tutte le altre testate della Rai. Ha raccontato la “sua” montagna, le Dolomiti, come nessun altro avrebbe mai potuto e saputo fare, con un amore e un trasporto degno dei figli migliori della terra trentina.

E se la “sua” Montagna oggi è diventata “Patrimonio dell’Unesco” parte del merito è anche di Fulvio e di chi -come lui in RAI- ha saputo dare di queste valli e di queste baite l’immagine fantastica e beata di un paradiso naturale in terra.

Per questo il Trentino-Alto Adige e la sua gente non finiranno mai di essergli grati. “Nell’archivio dei ricordi – aggiunge Nereo Pederzolli- rimangono purtroppo solo immagini sedimentate nel cervello. L’evoluzione delle riprese video, il passaggio da nastro, cassetta, scheda digitale, velocità d’uso per l’immediata ‘messa in onda’ ha praticamente resettato ogni sequenza. Così sono rare le immagini di Fulvio Dalri dietro l’obiettivo.

Del resto, chi fotografa difficilmente viene immortalato. Rimane il suo impegno a sintetizzare in ogni ripresa, quel ‘poco ma buono’ che tra tutti i giornalisti, tecnici della Rai era garanzia di professionalità”. Di carattere riservato, grande amante dei viaggi e della fotografia, Fulvio metteva nel suo lavoro non solo la sua passione e la sua tecnica, ma anche la preparazione colta ed elitaria che gli veniva dalla sua formazione di ingegnere.

La “sua” era la RAI di Rocco Cerone, Nereo Pederzolli, Maurizio Struffi, Alberto Folgheraiter, Marco Zeni e Claudio Andreatta, e in RAI Fulvio lascia il ricordo più che mai vivo e palpitante di un genio della fotografia e del colore al servizio del giornalismo di alta quota. Magari, mentre noi lo ricordiamo, e la sua famiglia piange per lui, lui in realtà sarà tornato in alta montagna con i suoi sci e la sua immensa passione per la neve di queste valli.

“In Rai – racconta Nereo Pederzolli- aveva conosciuto Laura Strada quando lei era ancora una regista, prima di assumere incarichi giornalistici dirigenziali, Redattore capo in primis.

E lui – in piena autonomia – sì è conquistato la giusta autorevolezza. Senza mai voler apparire, aspetto insito nel suo mite carattere. Scegliendo poi di mettere a disposizione la sua professionalità per alcuni docufilm – realizzati in spontaneo volontariato – nelle lontane terre africane, dove le comunità sono alle prese con scarsissime fonti idriche, dove fame e echi di guerra rendono problematica ogni speranza.

Tornando in Rai sempre con leggerezza, senza vantarsi; solo la sobrietà del suo lavoro”.

Laura Strada, sua moglie, è andata in pensione proprio il giorno in cui Fulvio se ne è andato via per sempre, dopo aver coordinato per lungo tempo le rubriche nazionali della Tgr e curato il rotocalco "Il settimanale" della Tgr. Da poco era anche entrata a far parte del CDA del Museo delle scienze di Trento. Il nostro affetto e il nostro cordoglio a Laura e a suo figlio.

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